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E’ l’alba quando in transito a Trelew, andiamo a bere un caffè in un bar: che incredibile sorpresa! Noto lo storico manifesto del ricercato Buch Cassidy con la scritta “buscado”(ricercato): la taglia pagata fu 10.000$. Gli anziani gestori del bar ci portano a vedere la stanza in cui dormì il mitico bandito, trasformata in cimelio hollywoodiano, un falso, si presume infatti che Buch fino alla cattura fosse clandestino.
Anche negli Usa, Buch Cassidy e Sundance Kid, hanno un loro museo
Siamo nella provincia del Chubut percorriamo verso sud nella pampa un’estesa e disabitata zona per andare a Punta Tombo in riva al mare dove una gran quantità di arbusti morti e contorti sono diventati l’habitat dei pinguini di Magellano che ogni anno tornano qui per riprodursi, sono migliaia e migliaia: il loro mutamento da uccelli in palmipedi é avvenuto con l’atrofizzarsi delle ali diventate pinne che li hanno trasformati in abili nuotatori.
Tutto il terreno è forato dai nidi dove le coppie nascondono le uova per proteggere dai predatori i loro cuccioli fino allo svezzamento quando saranno in grado di raggiungere il mare e rendersi autonomi. È spettacolare osservare come sia faticoso per madre e padre correre avanti e indietro dal mare per portare pesci, molluschi e quant’altro per sfamare i loro piccoli, forse per questo i pinguini sono animali fedelissimi: sono belli, eleganti nel loro piumaggio nero sulla schiena e sui fianchi con un davanti bianchissimo.
Meglio di me ce lo racconta Charles Darwin nel suo “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”. “Raggiungemmo la cima del pendio ed ecco davanti a noi la colonia dei pinguini, un grande deserto sabbioso, screpolato dal sole, separato dal mare da una barriera di dune disposta a semicerchio molto ripida ed alta…protetta dal vento marino dall’abbraccio delle dune, i pinguini avevano creato la loro città, da ogni parte a perdita d’occhio il terreno era butterato di nidi, alcuni poco più di un graffio svogliato nella sabbia, altri profondi più di un metro. Questi piccoli crateri rendevano il posto simile ad un pezzetto di superficie lunare visto attraverso un potente telescopio. Tra questi crateri c’era la più grande adunata di pinguini che avessi mai visto, una marea di camerieri nani che zampettavano solennemente avanti e indietro, ce ne era una quantità prodigiosa fino al più lontano orizzonte dove baluginavano bianchi e neri nella calura”.
La nostra prossima meta é la penisola di Valdes, patrimonio dell’umanità, un doppio golfo abitato dagli animali più originali del mondo, frequentato dalle balene franche australi e dalle loro nemiche, le orche. Dormiremo a Puerto Madryn, affacciata sul Guelfo Nuevo con una bella vista sul mare ad anfiteatro. Abbiamo la fortuna di ammirare l’evoluzioni di una balena, che alterna spruzzi d’acqua al lancio in aria della sua inconfondibile coda, non é escluso che accompagni queste evoluzioni cantando: le balene sono dotate di suoni accordati, questo ci racconta Roger Payne nel suo libro “La vita segreta delle balene”.
Studi specifici hanno stabilito che settanta milioni di anni fa alcuni animali sopravvissuti agli sconvolgimenti del globo, hanno trasformato il loro corpo rimpicciolendosi e diventando idrodinamici, restando mammiferi: questi sono i cetacei (balene, orche, delfini, capodogli), che vivono in mare, che respirano come noi, che si riproducono con la placenta, che hanno sangue caldo, che nutrono i piccoli con il latte materno. Per fortuna sono lontani i tempi in cui le balene venivano cacciate come ci racconta Melville nell’epico romanzo “Moby Dick”.
A Caleta Valdes vivono indisturbati una gran quantità di palmipedi, otarie, elefanti e leoni marini con i loro numerosi harem di femmine. In questo ambiente incontaminato tra acqua e terra li vediamo stravaccati sulla riva del mare. Ci raccontano che sono molto sofferenti, hanno la febbre perché in questa stagione mutano il manto.
Da Punta Piramide percorriamo un’altra parte della pampa, un’arida landa attraversata da selvatici e teneri guanaco: pensare che erano l’unico cibo dei mapuche che non sprecavano niente, infatti si coprivano con le loro morbide pelli nella stagione fredda. Percorriamo la strada che costeggia le due saline di el Salitral a 42 metri sotto il livello del mare per raggiungere Punta Delgada una suggestiva località di selvaggia bellezza con un faro inserito in un eccezionale hotel-ristorante circondato da un apparente nulla, qui sostiamo per un lauto pranzo a base di succulenti granchi.
Finita questa visita siamo pronti per un’altra esperienza, che sarà di certo anch’essa meravigliosa.
Leggi le parti relative all'Argentina di Gabriella Pittari Argentina: Patagonia, i ghiacciai Argentina, Terra del Fuoco Argentina: la pampa, i dinosauri, i gauchos