Questo é il mondo che andremo ad esplorare alla terra del Fuoco e in Patagonia dove gli esseri umani oniken sono stati gli ultimi ad apparire solo (si fa per dire) 25.000 di anni fa arrivando fin qui dal nord attraverso lo stretto di Bering in ondate successive provenienti dall’Asia o dal Pacifico venendo dal sud.
Guardando la Terra del Fuoco su una carta geografica si resta impressionati dalla quantità di isole e scogli così frastagliati da far pensare ad un gigante furioso capace di stritolare con le sue mani possenti la punta finale dell’Argentina, quella che termina tra i ghiacci e i venti dell’Antartide, un luogo senza scampo dove vivono indisturbate intere colonie di mammiferi marini, uccelli dalle grandi ali e l’endemico pinguino imperatore.
L’isola Grande con capitale Ushuaia appartiene all’Argentina divisa dalla terra ferma dallo stretto di Magellano un territorio da sempre conteso col Cile, lambito da due oceani, il Pacifico e l’Atlantico: 80 milioni di anni fa neanche esisteva. Quando emerse dalle acque s’arricchì di una folta vegetazione che favorì l’habitat di giganteschi rettili vegetariani che nel giro di 10 milioni di anni scomparvero cedendo il posto ad animali carnivori, i gliptodonti, tigri con denti a sciabola, orsi, lupi delle praterie ed altri ancora. Tutto continuava a trasformarsi: 60 milioni di anni fa in seguito a decisi scossoni tellurici orizzontali si formò la cordigliera delle Ande creando una barriera alle piogge e ai venti occidentali.
Non solo il territorio cambiava anche gli animali e la vegetazione subivano drastici mutamenti, diversi alberi scomparvero, altri si pietrificarono lasciando agli umani un’incredibile foresta fossile. Per sopravvivere gli animali si trasformarono in mammiferi, ora abitano tra gli scogli, l’acqua e le rive del mare, dei fiumi, dei laghi, sono elefanti marini, otarie, trichechi, tra questi anche i pinguini che da volatili sono diventati palmipedi, perdendo del tutto la capacità di volare.
Questo é il mondo che andremo ad esplorare alla terra del Fuoco e in Patagonia dove gli esseri umani oniken sono stati gli ultimi ad apparire solo (si fa per dire) 25.000 di anni fa arrivando fin qui dal nord attraverso lo stretto di Bering in ondate successive provenienti dall’Asia o dal Pacifico venendo dal sud. Arrivando dal cielo ad Ushuaia la capitale più australe del mondo si sente subito l’aria frizzante e il vento sempre presente, é dicembre ma qui é estate siamo nell’altro emisfero dove in cielo brilla la croce del sud; i colori sono metallici, i paesaggi argentei, molto intimistici.
Ushuaia nella lingua degli indigeni yahgan (Yamana) significa baia profonda. La città é graziosa ma non speciale, un puzzle di piccoli edifici di legno dai colori vivaci con tetti in lamiera ondulata, rallegrati da lupini di diversi colori mischiati a papaveri giganti.
Ci colpisce la capsula del tempo, una piccola piramide che contiene gli oggetti più innovativi del mondo fino al 1992, sigillata 500 anni dopo la conquista dell’America, si dovrà aprire nel 2492, mille anni dopo la conquista per sapere come é cambiato il mondo dopo 1000 anni. Ushuaia fu colonia penale in servizio tra il 1904 e il 1946, la prigione é l’edificio storico culturalmente più importante.
E’ stato suggestivo scoprire che la città attuale fu in parte edificata da alcuni disperati italiani inviati nel 1948 da un imprenditore bolognese Carlo Borsari vincitore dell’appalto per costruire due nuovi quartieri della città alla fine del mondo, affacciata sul canale di Beagle, il nome dal brigantino che portò Darwin ad esplorare l’Antartide, a metà dell’800.
Andiamo in escursione sul canale di Beagle per vedere quale fu la fonte principale degli studi di flora e fauna del grande scienziato Charles Darwin. Il nome Terra del Fuoco fu dato dai primi esploratori: gli indios pescavano tenendo sulle barche piccole fiammelle che si vedevano da lontano. Sulla penisola Mellinton nel canale si era stabilita nel 1870 la missione dell’anglicano Thomas Bridges, fu questo il primo insediamento europeo. Il missionario studiò i nativi, e li difese, compilò un dizionario della loro lingua. Nel 1910 alla missione salesiana sorta nell’1875 arrivò dall’Italia padre Alberto De Agostini (fratello del fondatore della casa editrice) che fu geniale cartografo, esploratore, scalatore, difensore degli ultimi indios, sopravvissuti alle malattie portate dagli stranieri. De Agostini lasciò un vasto patrimonio storico fotografico delle popolazioni indigene che andavano estinguendosi.
Mentre navighiamo nel canale Beagle tra eccezionali viste, non faccio che pensare alla “Ballata del vecchio marinaio” di Coleridge. Il vecchio racconta ad un invitato alla festa di nozze le sue disavventure a Capo Horn, e dell’arbatros legato alla sua salvezza, dandoci efficaci descrizioni di quel paesaggio così esclusivo. (testi e foto di Gabriella Pittari)
Veloce avanzava la nave: forte ruggì la tempesta
E per sempre volammo verso sud.
E quindi giunsero insieme nebbia e neve
E si fece un freddo possente:
ghiacci, alti quanto l’albero, ci vagavano accanto,
verdi come smeraldi.