“La vita é questo, una scheggia di luce che finisce nella notte” (Celine, Viaggio al termine della notte)
Nelson Mandela di etnia xhosa (un gruppo etnico di origine bantu) passò 27 anni in carcere a Robben Island per aver lottato contro l’apartheid, e non fu il solo. Nel 1990 fu scarcerato. Alle prime elezioni libere Mandela fu eletto, diventando il primo presidente nero del Sud Africa. Nel 1993 fu insignito del Nobel per la Pace insieme al presidente uscente de Klerk. Anche Desmond Tutu, arcivescovo anglicano (sposato con due figli) aveva lottato fin dagli anni ’80 del secolo scorso contro l’apartheid e per questo aveva ricevuto nel 1984 il Nobel per la Pace. Fu Tutu a definire il Sud Africa la Nazione Arcobaleno per esaltare la sua società multietnica (é morto il 27 dicembre 2021, aveva 90 anni): queste due persone, le più importanti del Paese, abitavano nella stessa via a Soweto, il quartiere di Johannesburg considerato il più vasto ghetto del mondo.
Per uscire dall’apartheid, per ricostruire le basi morali dei suoi abitanti, per ridare alla collettività una coscienza etica, nel 1997 Mandela istituì la Commissione per la verità e la riconciliazione, l’arcivescovo Tutu ne diventò il presidente. La commissione fu un esperimento di giustizia senza vendetta, troppe erano state le vittime ingiustificate dell’Apartheid, con i processi si rischiava di crearne altre, bisognava assolutamente chiudere con il passato, c’era stata troppa violenza. Venivano amnistiati solo coloro che avevano dato una confessione piena e totale con relativo pentimento ed eventuale risarcimento del danno causato. L’amnistia valeva solo per i reati commessi tra il marzo 1960 e il 10 maggio 1994. Fu questo il primo esperimento al mondo, caso unico della storia dove la condanna consisteva nel denunciare i persecutori, ascoltare le persone che avevano subito gli abusi. Fossero essi bianchi o neri, poliziotti o ex ministri, torturatori o agenti segreti, uomini politici. Gli imputati che confessavano le proprie colpe di fronte alla persona lesa, erano amnistiati.La commissione girò tutto il paese per raccogliere le denunce e le dichiarazioni pubbliche di chi aveva violato i diritti umani nel periodo dell’apartheid.
Se le vittime non erano soddisfatte, i colpevoli venivano condannati al carcere o ai domiciliari con una pena stabilita dai tribunali. Tutto stava cambiando, ora la cattiva sorte toccava ai bianchi che dovevano cedere il potere ai neri. Loro se ne dovevano andare, dovevano lasciare il paese, gli amici, il lavoro, con un senso di colpa mai provato prima e con la paura delle possibili reazioni violente da parte dei sudafricani neri. Purtroppo la commissione non ha raggiunto nel tempo i risultati sperati. Dopo la morte di Mandela i cambiamenti sono rallentati, alcuni addirittura affossati, si è indebolito il senso d’appartenenza comune, non sono state estirpate le radici psicologiche e sociali legate alla segregazione.Forse il sogno di Mandela era troppo ambizioso. Lui é diventato una leggenda: da giovane arrabbiato durante la lunga detenzione si é trasformato in un uomo senza rancore, quando tenne il suo ultimo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel settembre 1998, prima di ritirarsi a vita privata nel suo villaggio natale di Qunu, disse: “A Qunu diventerò antico come le colline”: é morto a 95 anni. Il pugile Muhammad Ali ha dichiarato che Mandela (Mandiba) non é uno dei tanti personaggi della storia, é colui che con il suo coraggio e il suo esempio ha cambiato il destino di un’intera nazione.
Un’altro problema che affligge il Sud Africa dal 1997 é l’HIV (AIDS). Il paese si rivelò il luogo con la più elevata diffusione del virus al mondo: nel 2005 aveva provocato 3,5 milioni di orfani di cui mezzo milione avevano perso entrambi i genitori, nel 2007 gli infettati di HIV, salirono a 5.700.000, morirono 1.400.000 persone sui 56 milioni di abitanti stimati a quell’epoca. Oggi l’AIDS continua ad essere una piaga, che le autorità non riescono a estirpare anche a causa di una politica inefficace. (foto di villaggi ed etnie dell’Africa del Sud di Gabriella Pittari)
Speranza e libertà
Volevamo una patria libera e prospera
Per sempre generosa nelle mani dei suoi degni figli d’Africa
Volevamo una patria coraggiosa e giusta
Tra le menzogne e le speranze tradite
Anche questo fu il suo sogno e la sua lotta
Volevamo infine pace, democrazia e lavoro
Questo fu il suo sogno e la sua lotta
O.MANDELA
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(Claude Bivona, poeta sudafricano)
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