Johannesburg Ponte City, storia di un grattacielo

 

Sud Africa Johannesburg ponte city I9301

 Esiste a Johannesburg un grattacielo residenziale speciale, sopravvissuto a tutti i traumi subiti dal Sud Africa, e non sono stati pochi.

 

 

Costruito nel 1975 dall’architetto Manfred Hermer é alto 173 metri, su 54 piani con 500 appartamenti, realizzato in stile brutalismo, nato negli anni ‘50 del ‘900 in Inghilterra. Il sogno dell’élite bianca del Sud Africa è stato quell’audace cilindro di cemento cavo, l’orgoglio dei cittadini di Johannesburg e di tutto il continente africano: é il più alto grattacielo in Africa. Negli appartamenti affacciati all’esterno del cilindro abitavano i bianchi di classe media, in quelli interni con finestre più buie, viveva la servitù nera. In cima al cilindro in un anello vistoso si alternano ancor oggi réclame dai colori vivaci; nel 2000 toccò alla Coca-Cola, attualmente domina la Vodacom, la società di telecomunicazione sudafricana che detiene la proprietà dello stabile.

Nei tardi anni ’80 alcune famiglie della classe media si spostarono verso i sobborghi, abbandonando i prestigiosi appartamenti al loro destino. Nel 1990 alcuni immigrati disperati si erano impossessati di quegli appartamenti rendendo la vita al suo interno precaria e pericolosa. Ponte City (questo é il suo nome) era in balia di gang, di trafficanti di droga, di prostituzione. Nella città cilindro avvenivano omicidi, stupri, furti; in quegli anni furono trovate più di 20 persone morte uccise, alcune delle quali si erano tolte la vita per disperazione. Molte famiglie di bianchi pian piano avevano abbandonato l’edificio. Dal 1994 il famoso grattacielo, prestigioso edificio da cui si vedeva tutta la città dall’alto, divenne il luogo ideale, simbolo di speranza  per i neri che avevano lottato contro l’apartheid, quei neri in cerca di riscatto, diventati anche loro ceto medio, desiderosi di occupare i posti esclusivi che erano dei bianchi.

Sud Africa Johannesburg POnte City 9300L’interesse su Ponte City é sempre stato elevato: due fotografi, l’inglese Waterhouse e il sudafricano Subotzky decidono di metterla sotto i riflettori realizzando un reportage: fotografano metodicamente tutte le finestre esterne cogliendo sprazzi di vita all’interno, documentandone l’incuria. Nel 2006 grazie ai mondiali di calcio da svolgersi nel 2010, per non lasciare abbandonato un edificio così importante, venne realizzato un nuovo progetto immobiliare di riqualificazione e ristrutturazione. I loro abitanti avevano usato l’incavo interno come una discarica buttando di tutto tanto da accumulare 20 metri d’immondizia, ben quattro piani: la ground zero del Sud Africa da ripulire. Poi nel 2008 arriva la crisi e tutto si blocca, Superata l’emergenza anche i condomini che avevano abbandonato la torre tornano ad abitarla. Gli otto ascensori tornano  ad essere un luogo d’incontro degli abitanti  di questa incredibile città cilindro in cui vivono più di 10 mila persone: secondo i dati del 2012 il 60% del potenziale abitativo.

Un luogo così non poteva non interessare la letteratura  e il cinema thriller,  il romanziere tedesco Norman Ohler scrive un giallo (La città di Oro”). Il cinema s’interessa a quest’edificio così perfetto per film ambientati nello spazio o surreali. Ritroviamo Ponte City in Humandroid, nella scena finale di District 9, in Condominium del 1980 e in altri ancora, sta a voi andare a caccia di questi film che lo immortalano consolidando il mito. (Testo di G.Pittari foto del web)

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