Continua il racconto della visita alla nazione arcobaleno, un affascinante tour tra storia e caccia fotografica ai "Big Five".
Lasciata Johannesburg si prosegue per Pretoria, ex capitale della Repubblica boera del Transvaal, attuale capitale amministrativa, sede del parlamento del Sud Africa. Boeri e inglesi risiedevano al Capo, i loro rapporti tra il 1830 e il 1850 erano così conflittuali da essere invivibili, tanto che i boeri (contadini in olandese) decisero di andarsene attraversando un territorio del tutto sconosciuto, realizzando il “Great trek”, una storica migrazione di massa. Arrivati in Trasvaal fondarono Pretoria, dandole il nome del loro leader: Andries Pretorius.
Leggi prima parte Sud Africa, la nazione arcobaleno
All’ingresso in città questa storia é rievocata sulla collina da un monumento di austera e retorica architettura, a stento stemperata della statua di una madre Voortrekker (pioniera) con i suoi due bambini: un muro circolare rappresenta in un bassorilievo il sistema difensivo dei carri dei pionieri durante l’esodo. All’interno dell’edificio 27 pannelli raccontano realisticamente gli avvenimenti più salienti di quell’incredibile viaggio. Un enorme arazzo del “great trek”, fu realizzato da nove donne in 8 anni di lavoro, riproduce i carri che hanno portato i pionieri fino all'agognata meta.
A Pretoria tutto é grandioso come si può constatare sulla piazza a mezzaluna dell’Union Buildings (gli uffici amministrativi) progettata nel 1910 da Sir Herbert Baker. Sulla vasta Church Square con al centro la statua di Paul Kruger - capo dei boeri e primo presidente del Transvaal - convivono storici edifici: il Die Raadsaal che ospitò il Parlamento dell'antica Repubblica Boera, il Palazzo di Giustizia, utilizzato dai britannici come ospedale militare fino al 1902.
Paul Kruger aveva lottato contro i guerrieri Zulu Ndebele per il possesso del territorio e contro il suo rivale britannico Cecil John Rhodes, primo ministro della colonia del Capo, uomo senza scrupoli, accaparratore di oro e diamanti, che finì per fondare un suo stato personale, la Rhodesia, l’attuale Zimbabwe.
Sulla strada verso il Kruger Park scendendo dai 1700 m dell’altipiano di Johannesburg si attraversano gli spettacolari paesaggi del Mpumalanga (la dove sorge il sole, in lingua zulù), rocce bizzarre con formazioni di profondi buchi grigi scavati dall’acqua. Alle cascate del Blyde River Canyon, il terzo canyon del mondo, si rivelano alla luce del sole i marcati colori che ci piace pensare siano i primordiali colori delle origini. A Hazy Wiew le donne tengono un folcloristico mercato artigianale. Il viaggio continua salendo al God’s Window (la finestra di Dio) a 1829 m d’altezza: posti bellissimi, vasti panorami affacciati su viste vertiginose. Il Pilgrim’s Rest fu il più ricco giacimento aurifero africano, ora esaurito.
Pieni di troppe visioni ci si riposa ai margini del Kruger Park a 250 m sul l.d.m. prima di affrontare la caccia fotografica ai “Big Five”, i più grandi mammiferi della savana africana: leone, leopardo, rinoceronte, elefante, bufalo. Nei loro riti sciamanici i boscimani cercano con la danza e il canto di impossessarsi dei poteri soprannaturali degli animali più potenti della savana, entrano in trance per valicare la soglia del mondo dello spirito e riuscire così a curare i bisognosi.
Al mattino presto superato lo splendido baobab dell’ingresso, ci s’inoltra con le jeep in una natura punteggiata di piccoli alberi aridi e spinosi. Immaginavo di sentire il richiamo della foresta; un’emozione speciale. Ci si concentra sperando di distinguere mormorii sconosciuti, si aguzza la vista per essere i primi a scovare gli animali per la gioia di gridare: “là c’é un leone, sull’albero un leopardo”. Un elefante avanza maestoso muovendo le orecchie come fossero due ventagli. infine s’impara a tacere per non far scappare gli animali. Ecco un branco di zebre, all’improvviso scopriamo le giraffe dal lungo collo intente a piluccare le foglie fresche di un albero. A terra passano dei facoceri, bruttini, simili ai cinghiali, le iene hanno i musi insanguinati, forse hanno appena consumato il loro pasto, mentre un leone e una leonessa riposano stravaccati con i loro cuccioli. Non ci si stanca di curiosare indiscreti la vita di un mondo conosciuto dai documentari televisivi che però in diretta, immersi come siamo nella savana ci riempie di curiosità stimolanti; i ranger intanto ci raccontano sottovoce il mondo degli animali che vediamo così da vicinino quasi guardandoci negli occhi. Una vera goduria.
