La Samarcanda dei timuridi, prima parte

Samarcanda-Gur Emir

Samarcanda dei timuridi

(prima parte - Gur Emir)

La scritta all’ingresso è piuttosto emblematica: ”Felice è colui che lascia il mondo, prima che il mondo lasci lui”.

 

Tamerlano rivaleggiava con gli shah di Persia nell’abbellire le sue città, tanto che dopo aver conquistato il Paese, aver ucciso gran parte dei suoi abitanti, costruendo piramidi di teschi, visti alle porte di Rey (l’anticaTehran) da De Clavijo, ne deportò a Samarcanda i migliori artisti. Grazie a loro formò una classe d’artigiani locali che crearono un’architettura tipica, tanto da essere definita timuride: sono quelle costruzioni che esploreremo girando per la città.

Samarcanda-mausoleointPer prima cosa andiamo al mausoleo Gur Emir a rendere omaggio al conquistatore Tamerlano. Attraversato l’imponente iwan con l’arco a stalattiti, decorato di lucide piastrelle floreali blu, entriamo nel mausoleo dove sono sepolti con Tamerlano i membri maschili della sua famiglia. Dal cortile quadrangolare lo sguardo cade sulla cupola scanalata, decorata di ceramica con disegni romboidali intervallati da fiori. La cupola è possente come un gigantesco turbante messo lì a coprire le teste di tutti quelli che giacciono sotto la sua volta. Se è vero che il turbante era il sudario in cui si sarebbe avvolto chi l’indossava, è chiaro che serviva a ricordar loro costantemente, che l’ultimo atto della loro vita, sarebbe stata comunque la morte. Questa cupola quindi è perfetta nel suo avvolgente significato. La scritta all’ingresso è piuttosto emblematica: ”Felice è colui che lascia il mondo, prima che il mondo lasci lui”. Entrando si è sopraffatti dall’eleganza: sulle pareti nella fascia superiore in stucco, tra fiori dipinti, s’intrecciano motivi stellari ripetuti all’infinito, prevale la stella di Salomone ad otto punte, che nel mondo islamico vuol dire: immortalità, eternità e perfezione. Più in basso tra onici neri ed alabastri cangianti s’“inseguono” parole del sacro libro, incise nell’oro, indelebili e indimenticabili a ricordare la caducità della vita terrena. Le tombe sono cenotafi ricoperti di splendidi marmi: i corpi giacciono nelle tombe vere in una stanza sotterranea, e corrispondono ai cenotafi della stanza sopra. Nel Mausoleo, un raggio di sole cade da una finestra, sull’alto bastone coronato da una coda di cavallo, è il distintivo dei santi islamici: qui giace il padre spirituale di Tamerlano. L’effetto dell’insieme non è privo di fascino crepuscolare per la posizione delle tombe che sembra casuale, per i bei marmi di colori diversi, che filtrano le luci smorzate dei raggi solari. Samarcanda-affrescoApprezziamo Gur Emir, nonostante i pesanti restauri, ma non il lampadario stile veneziano che stride con l’insieme: è un regalo del presidente dell’Uzbekistan. Lasciando il luogo ripenso a quello che nella sua immensa modestia, il conquistatore ha fatto scrivere sulla sua tomba: ”Qui giace il glorioso, clemente signore, magnifico sultano, potentissimo combattente TAMERLANO conquistatore della terra”.(Gabriella Pittari)

 

 

Samarcanda-interno

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