Bucarest, città di contrasti
Una pianura ondulata e sconfinata dove il grano ha il colore della sabbia con spighe così compatte che sembrano morbide dune sferzate dal vento.
Ancora ampi campi a perdita d’occhio
più a sud: girasoli a consunzione. Neri sullo stelo nudo,
lui pure annerito, bruciato dal sole....
Ah, i girasoli stanchi di luce!
(Girasoli di Maria Grazia Ferraris)
Prima d’entrare a Bucarest visitiamo a 15 km dal centro il palazzo estivo di Mogosoaia, un elegante edificio che sembra appartenere ad un altro mondo. La residenza settecentesca in stile brancoveanu è immersa in un parco. Nella forma delle finestre e nel loggiato di mattoni rossi rievoca Venezia. La facciata rivolta verso il laghetto si specchia perfettamente nell’acqua, creando un suo doppio. Le cucine ricordano lontanamente quelle di Topkapi.
Bucarest è tutt’altra cosa, sorprendono i contrasti dovuti al passato austro-ungarico e in seguito all’influenza sovietico staliniana.Se iniziamo a vederla dalle vecchie stradine del centro storico sembra di passeggiare in una città europea con edifici non troppo alti le cui facciate sono arricchite da decori liberty. Ora che è estate le vie chiuse al traffico sono invase dai tavoli dei ristoranti che si contendono i clienti con menù dalle sfumature italiane o francesi. I giovani sfogano il loro bisogno di "mondanità" ascoltando musica spacca orecchie fino alle 4/5 del mattino per la delizia degli abitanti del quartiere. Gironzolando si finisce davanti alla statua della lupa romana (una copia dell’originale) con vista su piazza dell’Università, un l'imponente palazzo neoclassico che fu il centro della rivolta studentesca brutalmente repressa da Ceausescu nel tentativo di sfuggire al destino decretato dal crollo del muro di Berlino. Non lontano a Curtea Veche, le rovine del palazzo di Vlad III Tepes (Dracula) ci riportano ad un altro passato tempestoso. Siamo anche nel quartiere Lipscani (di Lipsia) dove resta l’antica chiesa restaurata, e le strette vie che conservano i nomi di artigianati ormai scomparsi. Di fronte alla chiesa una bella struttura a caravansaray è l’hotel d’epoca “Hanul Lui Manuc” voluto da un armeno turchizzato, fuggito da Istanbul. Ora il cortile è pieno di bar e ristoranti frequentatissimi. Sul viale NicolaeBalcescu davanti al moderno teatro Nazionale è divertente l'imponente scultura bronzea di una pazza banda stipata su un vagone ferroviario, tenuta a bada nel giardinetto circostante dalla statua dello scrittore Caragiale. Continuando sul viale s’incontrano alcune chiese di epoche e riti differenti: originale per l’architettura è la basilica Stavropoleos del 1724 in stile brancoveanu, l’interno è così affrescato da non concedere nulla alla fantasia dell’osservatore. Preziosi sono gli intagli dei portali di legno e degli stemmi della Valacchia e della Moldavia che unite hanno formato la Romania. Favorito dal terremoto del 1977 prende inizio da plata Uniri il “solenne” viale che porta al demenziale palazzo presidenziale (foto di copertina) voluto da Ceausescu, per lasciare ai posteri perenne memoria del culto della “sua” personalità. La monumentalità dell'edificio è esagerata, penso con sconforto che il dittatore per costruirlo spianò una parte della città vecchia costringendo migliaia di persone ad abbandonare le loro case mentre altre persone furono costrette al lavoro coatto. Erano gli anni '80 del secolo scorso, molti abitanti ridotti in povertà abbandonarono i loro cani: per le strade di Bucarest si contavano più di 200 mila randagi. Passato alla storia resta anche il ricordo di quei cinquemila bambini di strada (ora più che trentenni) scappati dagli orfanotrofi e rifugiatisi nelle fogne di Bucarest. La loro storia ce la racconta il film del 2008 Pa-ra-da di Marco Pontecorvo. Gli zingari in città ora sono diminuiti, a parte qualche gruppetto di monelli che non chiedono l’elemosina. Consapevoli di quanto vissuto dai cittadini percorriamo il viale Unirii introdotto da una monumentale serie di fontane in stile sovietico decorate di mosaici. Una vasta rambla corre al centro del viale arricchita di altre fontane.I marciapiedi sono larghissimi bordati di maestosi platani capaci di mimetizzare i monumentali palazzi in stile eclettico, un’architettura tondeggiante diventata tipica rumena. Per riposare dal gigantismo, andiamo alla chiesa ortodossa Biserica Patriarchei, bianca, abbagliante. Negli affreschi il voivoda Costantin Serban Basarab offre in dono la chiesa: un classico.
E' domenica quando nel centro museale di plata Victorei, c'infiliamo nel mercatino che circonda il giardino del Museo del Villaggio: fantastico! Tra spiedini dal profumo accattivante, pani e dolci, esploriamo le bancarelle dei legni intagliati, delle camicette ricamate, delle uova dipinte: ci fermiamo per uno spuntino. Infine tutto torna al suo posto: i girasoli, le pannocchie, i covoni, le cicogne, i carretti, le case belle, le case brutte: la vita che scorre vista dal finestrino dell’auto. (Testi e foto di Gabriella Pittari)