Cambogia, dal tempio di Angkor Wat alla città Angkor Thom

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In questa seconda parte percorriamo il viale della città Angkor Thom, un quadrato di tre km per lato circondato da mura di pietra; il quadrato é il simbolo della terra.

Il tre é il sacro numero della Trimurti. Questa fu la capitale dei re cambogiani dove si svolse la storia del regno Khmer i cui inizi risalgono al IX secolo quando Jayavarman II era vassallo di Giava da circa un secolo. La nascita mitica del regno si attribuiva al bramino Kambu di stirpe solare che unitosi in matrimonio con la ninfa Mera di stirpe lunare generò il Kambujava, i figli di Kambu (la Cambogia). Entriamo a sud dalla porta-gopuram come per entrare in un al di là.

Aforismidiviaggio Cambogia Angkor Thom Gopuram 24770Ai lati del viale incontriamo una fila di gigantesche persone di pietra intente a tirare una fune, da un lato volti pacifici, dall’altro facce adirate. A guardar bene tirano un serpente, i demoni lo tirano per la testa gli dei per la coda. Ci viene raccontato nella pietra un mito induista.

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La leggenda racconta che gli dei volevano l’immortalità, allora si rivolsero a Vishnu che consigliò loro di procurarsi l’ambrosia (in sanscrito amrita) giacente nelle profondità dell’Oceano di Latte. Per estrarla dovevano accordarsi con i demoni per zangolarla. Dei e demoni s’accordarono per dividersi il prezioso burro. Garuda, il vettore di Vishnu posò la montagna cosmica nell’Oceano di latte, come corda venne usato il serpente Vasuki, da un lato e dall’altro cominciarono a tirare. Il ritmo era troppo veloce e la montagna  affondava, allora Vishnu si trasformò in tartaruga e s’infilò sotto il monte-perno. Quando dopo molti secoli il nettare fu pronto Vishnu trattenne il veleno del serpente per non inquinare l’oceano, per questo la sua lingua é blu. Infine tutti furono invitati ad una festa per spartirsi il prezioso nettare. Shiva trasformatosi ora in una bella ragazza distrasse i demoni, così di amrita per loro non ne  avanzò.

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La zangolatura dell’Oceano di Latte é una metafora per dire che solo con il bene si raggiunge la liberazione dalle reincarnazioni. Il bene e il male coesistono ma é il bene che deve vincere. Con questa premessa si entra nella città abbandonata chiusa in una cinta muraria del XII secolo dovuta al re Jayavarman VII costruita dopo l’attacco dei cham (un’etnia vietnamita). Vediamo ai lati della via il ventaglio di Naga. Percorriamo corridoi, logge colonnate di un’ eleganza maestosa. Man mano che ci s’avvicina si disvelano i complessi significati celati. Molti elementi della costruzione sono andati persi a causa dei saccheggi, dell’abbandono, dei furti; stucchi dorati sulle torri, le dorature di alcune figure sui bassorilievi, i pannelli di legno dei soffitti e delle porte, furono tutti rubati. Nonostante questo molti elementi decorativi scolpiti sono lì, tutti da guardare, seguendo l’evolversi della storia di un popolo creatore d’arte e di cultura.

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Il Bayon in arenaria  grigia al centro di Angkor Thom, é nato come tempio-montagna buddista, conserva le ceneri di Jayavarman, colpiscono i quattro volti dal sorriso enigmatico di Gioconde orientali: non sappiamo se si tratti del volto del re Jayavarman, oppure di Lokesvara, il Bodisatva Avalokitesvara dell’infinita misericordia.

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Ci piace credere che il re abbia voluto far intendere che anche lui era misericordioso. Tutte quelle facce che ci scrutano dall’alto sono piuttosto inquietanti. Se pensiamo alla recente storia della Cambogia temiamo che per costruire tutte queste meraviglie molte persone abbiano sofferto.

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Un’altra serie di bassorilievi ci racconta la guerra del Champa contro i khmer di Jayavarman vediamo i loro tratti somatici, il loro abbigliamento, gli elmi dei cham a forma di magnolia rovesciata, una rappresentazione davvero realistica. Eccone alcuni morenti nei baray tra enormi pesci. Eccezionali gli scorci di vita quotidiana indisturbata lungo le rive del fiume. Non é trascurata neppure la lotta dei galli. Sugli alberi ci sono scimmie e uccelli compagni di una quotidianità reale.

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Le apsara del Bayon sono spesso triadi di ninfe danzanti a ritmi flessuose come il fluire dell’acqua nei baray. Un vero spettacolo!

Scoprirete ancora altro nella terza parte

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