Scorre il turismo, corrono i bambini lungo il Mekong, “un fiume dolce e feroce, affidato alle magie della natura"
Un viaggio nel viaggio. Per raccontarci cosa c’è dentro e oltre un viaggio. Nei pressi delle pagode, nelle case lungo le rive e sulle acque del fiume Mekong, sui bordi delle risaie, nei terreni paludosi, o all’ombra dei templi in compagnia dei religiosi buddisti o nei campi seminati di bombe dalla guerra; mettendo in evidenza i bambini. Bambini che spostano massi nel fango come “aironi sofferenti”, piccoli schiavi, condannati dalla nascita, che hanno dimenticato di sorridere o forse non hanno mai imparato a farlo. Sono “ballerine” le bambine attente a sradicare mine: “prodotti e frutti di una civiltà che ha sporcato il terreno di sangue dove ora germogliano solo semi pericolosi e di morte”, sono bambine le piccole prostitute e sono ancora neonati i bambini oggetto di turpe mercato. E’ a questa “comunità” a cui l’autore rivolge l’attenzione maggiore in questo viaggio. Corrado Ruggeri, giornalista e viaggiatore per lavoro, scrive un libro intenso che visita la situazione di quegli stati percorsi dal Mekong. Birmania, Cambogia e Laos, che avvolti dal fascino paesaggistico ci vengono restituiti con drammatica poesia, con respiro affannoso e con un cuore ferito, attraverso gli occhi dei bambini e bambine incontrati. Occhi che sempre dicono molto: “gli occhi di un bambino che ha fame non si dimenticano. Corrodono come una talpa.” Molto spesso feriscono: “quando sorridono fanno arrossire il cuore”.
Davanti alla sofferenza normalità quotidiana, l’autore ragiona e ci interroga su quello e su quanto noi “civilizzati” potremmo fare. Spesso essendone la causa, spesso vedendo le conseguenze snaturate create, restiamo indifferenti senza un personale percorso di rinnovamento che, costruendo gesti di umanità, potrebbe essere in grado di fermare o rallentare il processo di “moralità al contrario” e trarre dal limo melmoso e immorale, un aiuto, porgendo una mano onesta agli indifesi e agli ignari ché aggrappandosi con fiducia possano sperare. “I grandi paesi dell’occidente industrializzato si occupano delle tragedie del terzo mondo con la superbia di chi crede, o vuole far credere, di aver risolto il problema.” Problemi estremamente delicati e apparentemente senza soluzione, ma certamente non risolvibili “per noi occidentali, che infilando una mano nel borsellino riusciamo a lavare qualsiasi senso di colpa”.
Le verità sono molte, troppe, e Corrado Ruggeri le passa in rassegna con tanta signorile professione e partecipazione, mettendocele su un piatto spesso a base di riso ma condito di tante erbe amare. E a soffrire non è solo lui. Il lettore avverte la vicinanza di un autore che vive e soffre. “I bambini perduti affollano cantieri e mercati, costruiscono villini e vendono cianfrusaglie. E non sanno che il mondo discute di loro, in conferenze che sono la ribalta della vergogna, pompose sedute di autocoscienza internazionale in cui stati e governi si accusano e si assolvono mentre per le strade del pianeta non cambia nulla.”
Ma impariamo anche quanto siano ammirevoli questi luoghi che meritano un viaggio per contemplare le mille pagode dorate, scenografie serali e notturne, in un “orizzonte punteggiato d’oro e di bianco, con le pagode che spiano il cielo splendenti tra il verde dei boschi e l’ocra della sabbia”. E quanto queste visioni siano in grado di far dimenticare giornate pesanti, una terra che gli “déi hanno voluto splendida e ricca” con “risaie distese di sottili fili di verde che il vento piega con dolcezza e fa ondeggiare lievemente, come fossero scosse dalle carezze di una mano invisibile”, impareremo a conoscerle solo con la presenza. Tanto da far riflettere un altro autore: “Questa terra avvolge i suoi ospiti in una sorta di incantesimo che essi non riescono a spezzare, nemmeno se lo vogliono.” (J. F. Cady Storia della Birmania moderna)
Scorre il turismo, corrono i bambini lungo il Mekong, “un fiume dolce e feroce, affidato alle magie della natura che nei minuti che precedono la notte lo veste di una luce azzurra, e lo trasforma in una turchina strada d’acqua, deserta e misteriosa, prima di lasciarlo avvolgere dalle tenebre”.
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