Franco La Cecla, Jet-lag
antropologia e altri disturbi da viaggio
"I possibili pericoli che un viaggio comporta sono tutti prevedibili e controllabili".
Mi sono avvicinato con estrema cautela a questo volume. Per la rara sua consultazione presso la biblioteca ove lo vidi, mi incuriosì. Pensavo che l'antropologia, pur stimolante, potesse ridurre il piacere della lettura. Il volume che interpreta le condizioni del viaggiatore contemporaneo analizza i problemi legati al suo trasferimento per viaggi e non solo. L'industria del turismo ha soffocato e occultato tutto quello che si incontra oltre la carta stampata dei cataloghi. L'autore parla del disagio da viaggio, ma nello stesso tempo attizza l'interesse sui sintomi e sui luoghi che per studio ha visitato l'autore. Capitoli di grande fascino adatti a capire se stessi e gli altri: Bagagli, Tappeti e bussole, Barbes-fashion, Profumi, Il tibet è lontano, leggerezza dell'animismo. “Gli antropologi sono gli antesignani di questo disagio. Essi devono, per mestiere, andare in posti lontani per dimostrare sulla propria pelle che le culture sono differenti e spesso impenetrabili, o meglio che ci vuole il tempo e la fatica dell’esperienza perché la visita non si trasformi in dramma o in prepotenza”. Allora più che con il commento mi sono abbandonato agli aforismi, tutti raccolti da libro Jet-lag:
“Il viaggio è la dimostrazione di un punto avanzato e sicuro da cui ci si può permettere di esplorare luoghi meno fortunati, ma per questo più interessanti”.
“I possibili pericoli che un viaggio comporta sono tutti prevedibili e controllabili”
“Ritrovarsi a proprio agio dappertutto è una stupida illusione di una manica di ricchi che credono di aver cancellato la propria incapacità di aprirsi al disagio che, per forza di cose, i mondi estranei devono provocare in noi”.
”Al posto di sé, del sé chiassoso o mugugnante di tutti i giorni, si impone la forza di un “là fuori” che ci costringe a prendere atto che il mondo c'è e che dobbiamo fare i conti con esso”.
“Partire leva il tappeto da sotto i piedi e siamo costretti a cercare un equilibrio che non sappiamo dove trovare”.
“Il viaggio è anche una grande forma di metempsicosi. Chi viaggia non può non credere nella reincarnazione e uno scopre parti di sé, braccia, gambe, pezzi di intelligenza e di sensibilità che pensava di non avere. Scopre la compagnia del mondo cioè che il mondo ha con noi un rappporto di seduzione :vuole essere conosciuto”.
“Il viaggio serve a ricordarci che non è vero che siamo stabilmente là dove siamo.”
“Nello strip-tease che ogni viaggio ci costringe a fare, c'è la rivelazione dell'inutilità di nasconderci a chi ci conosce troppo bene: cioè a noi stessi”.
“Fuori c'è un pezzo di mondo sconosciuto che ci può rivestire di sé facendoci scoprire principi e cavalieri di regni che pensavamo di non possedere”