A est di Hamilton Road, A. Gandolfi e M. Maugeri

A EST DI HAMILTON ROAD

Alessandro Gandolfi, Massimo Maugeri

A est di Hamilton Road

Facile da descrivere, pericolosa da percorrere. Una strada, Hamilton Road, costruita nel 1920 che porta il nome del suo costruttore. Unica rotta dritta verso sud, direzione Baghdad dalla Turchia,

l'unica strada che lascia uscire autocisterne gonfie di petrolio dall'Iraq: oro nero in cambio di alimenti, oil for food. L'hanno costruita a Cizre dove chi arriva rischia la vita oltre che per le insidie della stessa strada anche per i pericoli che possono venirlo a trovare. Un libro “A est di Hamilton Road, viaggio nel Kurdistan turco” i cui autori, giornalisti e cronisti, non possono rivelare la loro professione e si trasformano in turisti, in studenti ricercatori, mentre dentro la loro pancia vibra la passione di “indagatori dilettanti di una realtà pericolosa”, “annusatori di immagini” “giornalisti alla ventura” con grande capacità di raccontare e trascinare. Il loro viaggio nel Kurdistan turco, è minato dall'inquietudine e dalla insicurezza e analizzano città e situazioni con un linguaggio lapidario e scarno come le pietraie che attraversano, capace con breve accenno linguistico, a tramandare profumi e suoni di un mercato, di un paesaggio, di un incontro. Gli autori “galleggiano in questo mondo sconosciuto” descrivono “presenze” ricche di particolari e di motivazioni. A volte si devono voltare per non vedere “putridi cortili, miseria viva, mura che sembrano scoppiare, fango e ghiaccio, raggi di sole che si infilano clandestini nel mezzo di coloratissimi suk”.  Un libro che ci parla di Storia attraverso le sue città (eufemismo per dire centro abitato) fondate, depredate, percorse e vigilate da condottieri eroi e generali spietati, da invasioni e immigrazioni, con presenze di “civiltà” antiche, pagane e cristiane, dove nelle comunità di cristiani Siro-Ortodossi “risuonano ancora le anafore intonate in aramaico, la lingua parlata da Gesù”. Ma per queste strade vivono le storie anche di oggi, legate al ieri impossibile da dimenticare come quella di Leyla e la sua prigionia per aver parlato “ufficialmente” in Curdo, o quella a est di hamilton roaddel taxista Rejeb che maschera emozioni alternando sorrisi e diffidenza, o quella struggente di Riad in Hakkari o quella di Salman e della città spaccata a metà “come una mela” per rancori e odi, da una strada. La strada di Hamilton Road appunto.  “E' in questo luogo così estraneo alle rotte della Istambul dei turisti a caccia di sensazioni da mille e una notte che, senza saperlo iniziamo a conoscere i suoi odori. A riconoscere i suoi volti, ad attutire, strigendo i denti, i suoi pugni nello stomaco. Schietti come un bicchiere del nostro Barbera”.