“Che il Signore ti conceda di arrivare a cent'anni, angioletto mio, anima mia, ho capito subito che eri una brava ragazza tedesca.”
Nel 1937 mentre scriveva queste frasi Annemarie Schwarzenbach stava visitando l'Estonia. Quelle sue pagine raccolgono una testimonianza commovente delle persone, “ridotte a servi della gleba” dai regimi precedenti e, da quindici anni, repubblica libera. Ma la ragazza tedesca aveva fotografato e raccontato con estrema cortesia, stupita da questo popolo “allegro, cordiale e sicuro di sé.” Strano destino quello di Annemarie che non si compì secondo l'augurio della donna che aveva aiutato con poche banconote estoni. Morì a soli 34 anni nel 1942 investita mentre andava sulla sua bicicletta. Descrizioni ricche di umanità quelle che si possono leggere nel volume “Dalla parte dell'Ombra” che raccoglie tutti i suoi scritti di viaggio. Non sembrano risentire degli anni trascorsi i Paesi da lei visitati e i personaggi da lei incontrati. A noi viene restituita la storia di quei Paesi, le personalità di quegli incontri come da cronista che fosse ancora in quei luoghi. Da giornalista e cronista è capace di disegnare l' anima delle persone con particolari vividi e la sua pagina diventa una tela dove un artista raffinato rappresentata la scena. Episodi di grande impatto (invasioni, distruzioni, incendi) sono commentati con l'animo dalla parte del perdente, con la consapevolezza che popoli e genti, di cui sta narrando la storia, potranno sì essere rasi al suolo e oppressi, ma a questi perdenti non si riuscirà a sopprimere il germe della vita. Russia, Persia, Stati Uniti, Africa, Asia Centrale, Paesi Baltici. Un viaggio nell'intimo delle realtà attraversate e dei sogni che la vengono a trovare. Un viaggio tra il giornalismo e la poesia che facendosi vita, diventa una immagine concentrata della nostra esistenza e la città di Samarcanda vive solo nel “momento in cui vi entriamo e la rendiamo viva con l nostro respiro”. Allora la città dell'olio di rosa o le altre città che avremo la fortuna di attraversare leggendo le sue pagine, avranno “il rumore dei nostri passi e noi percepiremo il profumo di queste vite”. Le sue descrizioni naturalistiche, arricchiscono i particolari; riflettono un'anima e ti avvolgono del loro intimo. Il paesaggio ha sempre un volto, quello riflesso dell'autrice che a volte mostra lineamenti duri a volte capace di ridere in un bagno dentro il fiume all'ombra di un vecchio ponte in Afganistan. “Immerse nella pace della pianura, non era necessario pregare...il giorno che stava per finire era un unico tappeto di preghiera”. Con il coraggio che la contraddistingue e l'inesauribile voglia di conoscere, i suoi scritti vibrano di libertà e immaterialità, di fuga da forme strette di vivere, di legame per amori contrastati. “Si dovrebbe diventare un pezzo di deserto o un pezzo di montagna e una striscia di cielo di sera” scriverà quasi ribellandosi a ruoli preconfezionati. Questo libro raccoglie anche le fotografie della scrittrice giornalista a conferma della sua facoltà di percezione immediata della realtà. L'istante irripetibile che, vivendolo, l'ha scossa, mantiene intatto nelle immagini il fascino del senza tempo.
Morte in Persia della stessa autrice altra recensione su questo sito.