L’Argentina della scrittrice Laura Pariani, di Maria Grazia Ferraris

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 La scrittrice lombarda Laura Pariani ha come centro di interesse e di racconto la vita e la storia argentina, così come è stata conosciuta nel tempo dai nostri emigranti. La storia è la sua passione.

L’Argentina della scrittrice Laura Pariani, di Maria Grazia Ferraris

L’interesse per questo enorme e contraddittorio Paese ha radici biografiche: un lungo viaggio (1966) la condusse, appena quindicenne, in Argentina sulle tracce del nonno anarchico (come ci racconta in un racconto autobiografico – lo spazio, il vento, la radio- ne Il Pettine e nel romanzo La Straduzione questa fu per lei, allora adolescente, un’esperienza indimenticabile: l’America meridionale, la Patagonia, l’incontro con la miseria di Buenos Aires, e di Rio de Janeiro, la situazione politica del colpo di stato del generale Onganìa, gli indios dell’estremo meridionale del continente, la loro condizione di vita la segnarono profondamente, influenzando i temi della sua futura scrittura.

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“Cosa significano per me il Luna Park, il Bajo, San Telmo? Quando sono stanca della giostra italiana dei libri, devo venire qui a Buenos Aires a prendere fiato. Perché l’Argentina è la mia boccata d’ossigeno…questa città per me non è vacanza esotica, ma un luogo che sento profondamente mio, al di là dei modi di vita differenti…Non fu la felicità: questa città la vissi a quei tempi con disagio, in certi momenti con vera angoscia, poi cercai di dimenticarla, ma me la sono continuamente portata dietro, come cosa da tenere sempre a mente: che il dolore sta in agguato dietro l’angolo.” I temi argentini la segnarono profondamente, influenzando la sua futura scrittura. Già interessata al Perù, che le suggerisce la storia del capitano Garcilaso de la Vega, detto El Inca ne La spada e la luna, ricostruisce la conquista spagnola del regno degli Incas vista con gli occhi consapevoli di Garcilaso. Le interessa ancor più la Storia recente: l’Argentina terra di emigrazione italiana negli anni trenta diventata terra di contro-emigrazione in seguito alle tristi vicende del paese è l’oggetto di riflessione storica di Quando Dio ballava il tango.

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L’Argentina della scrittrice Laura Pariani, di Maria Grazia Ferraris

Il tema la cattura, la coinvolge emotivamente, ma sa recuperare la compostezza espositiva con un laboratorio narrativo molto raffinato e potente di cui è padrona; l’unità del racconto, della storia, ristabiliscono la circolarità del suo narrare, perché sa bene che, in mano ad un’abile narratrice, tempo e spazio assumono valori emblematici. “Il tempo non è una costante... Il tempo nella narrazione ancor meno. E non è vero che sia sempre la stessa storia: che la letteratura può anche essere un gesto di libertà, di salvezza, perfino di redenzione...”, commenta. Sempre di più la sua scrittura si muove tra l’intreccio linguistico e la novità strutturale, come appare evidente ne Quando Dio ballava il tango, 2002, in cui il ritmo circolare, la danza, e i fitti rimandi riproducono i passi del tango e la musicalità del ballo argentino per antonomasia, il tango: «un pensiero triste che si balla». Sono tutte donne le protagoniste: 16 donne che raccontano le vicende che hanno vissuto. Ogni capitolo porta un nome di donna (Venturina, Amabilina, Regalata, Encarnada, Pilar, Socorro, Eloisa Ramon, Mafalda, Martinita,Catte, Dulce, Coracòn, Teresa, Maria... e una strofa di tango.

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 Le donne appartengono a 6 famiglie, spesso doppie, (un cuore e due capanne, nessuna patria, come era consuetudine per l'emigrante maschio), gli uomini sono tutti espatriati in Argentina a inizio secolo per fame o per ragioni politiche. Sono Voci racchiuse per nascita tra il 1872 e il 1952, che raccontano in un arco d'anni che va dal 1935 al 2001, spingendosi all'indietro coi ricordi. Le accomuna il disinganno, la solitudine, il deserto affettivo, questa è la profonda affinità che lega i destini delle donne, che non demordono. Sono storie di donne sradicate: dalla famiglia e dalla terra; sradicate dei loro stessi affetti da uomini spesso solo golosi del piacere. Storie soprattutto di solitudine, paura e amarezze.

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La conferma avviene nella raccolta di racconti L’uovo di Gertrudina, 2003, in cui le sei storie di donne-suore si dipanano e inanellano tra dolore e morte e trovano il loro centro nell’ultimo racconto, quello autobiografico, di sintesi e fusione, che dà il titolo alla raccolta, dove anche dal punto di vista strutturale la Pariani ci dà la prova delle sue maturate capacità espressive, svelandoci l’articolazione del suo personale laboratorio, come quella di Assunta che parte da un paese dell’Italia settentrionale per fare la missionaria salesiana nel Sudamerica tra gli indios della Terra del Fuoco e ritornata negli anni quaranta, si chiuse nel silenzio senza voler più comunicare con nessuno: fantasie rievocative di fatti e avvenimenti appena accennati dai documenti ritrovati dalla scrittrice che presta, immedesimandosi ai fatti, la sua voce e la sua sensibilità, che nel caso esemplificato, raggiunse la Terra del Fuoco, non seguendo le emozioni di Chatwin, bensì le tracce delle poche lettere e fotografie in suo possesso della vecchia monaca, frettolosamente definita pazza al suo ritorno.

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L’Argentina della scrittrice Laura Pariani, di Maria Grazia Ferraris

Così il tema dell’emigrazione, dalla storia del Carlen, della prima raccolta (Di corno e d’oro) diventa personale nella rievocazione del nonno anarchico nel Il Pettine, e diventa protagonista assoluta di Quando Dio ballava il tango, dove gli eventi, l’emigrazione italiana degli anni trenta in America del Sud, analizzati per circa un secolo e raccontati attraverso la voce delle protagoniste nell’intreccio familiare che si dipana tra i due continenti europeo e americano, esprime le speranze disilluse di donne che paiono rispecchiare il destino (sognato come ricco di opportunità e di benessere, durante l’attraversamento sul «barco» che le portava nel paese latinoamericano) di una nazione e di un popolo che, nel giro di qualche decennio, precipita, invece, nel baratro del golpe del estado e della dittatura, e che assiste impotente alla tragedia dei desaparecidos, prima, e nella contingente e gravissima crisi economica poi.

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 Ritorna il suo amore per l’Argentina in La Straduzione, dove la Pariani ripercorre a Buenos Aires la storia di un giovane scrittore sfuggito all’invasione nazista, raccontandoci la storia di Witold Gombrowicz, volontario esule, sedotto dall'avventura, nella quale si riconosce: “sono tornata a Buenos Aires a cercare il luogo di certe ferite antiche, a convocare i miei spettri. Ché sicuramente non per caso l’idea di questo libro mi è nata proprio qui, due anni fa, quando qualcuno mi contò una frase – verità o leggenda? – pronunciata da Witold Gombrowicz nelle sue ultime ore, molto lontano da calle Venezuela, in Francia: mortalmente malato di asma e di nostalgia per la "sua" Argentina, tese l’orecchio al rumore delle pale del ventilatore a soffitto, si volse alla persona che amava e che mai aveva visto Buenos Aires, e sussurrò: “Vedi, l'Argentina è così...” Anche nel drammatico Dio non ama i bambini ci parla di immigrati italiani a Buenos Aires agli inizi del '900 e delle loro feroci condizioni di vita, é un romanzo che ha come sfondo gli anni duri dell'emigrazione degli italiani in Sudamerica, in una Buenos Aires che è un crogiolo di emigrati, una città babelica, nei cui conventillos convivono italiani, polacchi e altra gente di varie etnie, in ​ condizioni di vita assolutamente miserevole, è ispirato a una storia vera, ricostruita anche attraverso documenti d'archivio. Mescola spesso parole dialettali lombarde e spagnole, in una storia dolente e viva, quella degli immigrati in Argentina all'inizio del secolo, nell’infernale barrio di San Cristóbal. I temi generali: il dispatrio, la disperanza, la traduzione e l’Argentina meravigliosa del Novecento: vocaboli di letteratura lacerata, tra esilio e "saudade", suoni che riportano a galla mitologie già decantate nell'album di serie A delle passioni letterarie: Soriano, Puig, e prima ancora Donoso, Onetti, Arlt.

 

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Ma chi é MAFALDA?

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Il fumettista argentino Joaquín Salvador Lavado Tejón conosciuto con lo pseudonimo di Quino (nato e morto a Mendoza 1932/2020) ha inventato il personaggio di Mafalda una bambina di sei anni ribelle, che odia la minestra, molto curiosa, con uno sguardo acuto sul mondo e sulla vita, critica sulla guerra del Vietnam, preoccupata per la fame nel mondo e sul razzismo. Fa domande agli adulti dirette e disarmanti che le provocano crisi di nervi. Rifiuta di integrarsi preoccupata per l’umanità, vuole la pace nel mondo.  Nel 1969 esce in Italia la prima raccolta intitolata Mafalda la contestataria, con la prefazione di Umberto Eco che la paragona a Charlie Brown che ha la sua stessa età. Ma i due bambini sono completamente diversi! Lo capirete leggendoli.

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Chi è Maria Grazia Ferraris

Foto Ferraris 2Maria Grazia Ferraris vive a Gavirate (VA), si occupa da anni di critica letteraria ed in particolare studia il contributo della scrittura femminile del Novecento: ha pubblicato nel 2017 il saggio Volevo scrivere, la letteratura femminile del primo Novecento, per i tipi della casa ed. Helicon. Molti dei suoi interventi critici sono pubblicati in Letture critiche dei miei testi di N. Pardini ed. the writer, 2016, e una scheda biografico-critica le è stata dedicata sul Dizionario critico della letteratura italiana, 2017, ed Helicon. Ha pubblicato le sillogi poetiche: Di Terra e di acque, 2009; Aprile di fiori, ed. Montedit 2013. Raccolte di racconti: Lettere mai spedite, ed. Montedit, 2009; Occhi di donne, ed Il Porticciolo, 2012; Racconti fantastici, ed. ETS Pisa, 2015; Il Croconsuelo ed altri racconti , ed. Menta e Rosmarino,2015. Si è occupata a lungo dell’opera di Gianni Rodari sul quale ha pubblicato i seguenti saggi: G. Rodari, un fantastico uomo di lago, 2010, Varese; La luna giocosa: G. Rodari e Italo Calvino. Leggerezza ed esattezza, ed. Menta e Rosmarino, 2016. Ha curato l’Antologia di autori vari, 2009: Omaggio al nostro territorio, ai suoi personaggi, alla sua storia, Varese; e R. Reggiani: Azzio nel cuore, ed. Menta e Rosmarino, 2014. È vincitrice e finalista in concorsi letterari e poetici. Alcune delle sue poesie e dei suoi racconti sono state pubblicati in volumi antologici e sul web.