Diario di un apprendista ciclosognatore, Andrea Accorsi

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 Lasciare languire in cantina la bicicletta,  è come possedere la lampada di   Aladino  e non pensare mai di strofinarla”.

 

Ogni cicloturista o ciclo-viaggiatore o qualsivoglia appassionato di bicicletta si riconoscerà leggendo le pagine di Andrea Accorsi ricche di spunti e di riflessioni, a volte difficili e profonde a volte semplici da sembrare comuni, eppure ignote. Ogni riflessione ha sapore e godibilità, e permette di avviare percorsi interiori quando si converte in poetica narrazione, quando è supportata dall’evasione che solo l’idealista visionario nutre: l’apprendista ciclo-sognatore nasce, vive e procede nell’ambito di evanescenze temporali e mentali. La dote della scrittura che si risveglia dalla “condizione onirica” diviene completamente vigile e, conscia che dalla sua solitudine, trae spunto dal silenzio, dall’esperienza per comunicare nuove storie ad altri, nuove vie di fuga personali maturate nell’interiorità di quando si è soli. Il ciclo-sognatore, solitario nel viaggio, appartato nel rivivere le sensazioni raccolte lungo l’itinerario, converte in scrittura le emozioni per sé e per tutti.

Nel leggere le pagine di questo libro, l’appassionato della due ruote (e non solo) troverà il mondo personale dell’autore esplorato in bicicletta, (ultima e travolgente sua passione), oltre all’universo che vive e viaggia interiormente in lui. Dentro quella sua anima sensibile e dotta il lettore ripercorre, con curiosità e approfondimento, i simboli, le allegorie e le personificazioni di concetti diffusi e frequenti, ma che si accorge risultano poco noti in profondità: la libertà “che tiene lontano dai falsi bisogni”, la felicità che vive con lo “smettere di lamentarsi”, l’incontro “sconvolgente da poterci edificare sopra la vita”, il silenzio “bene prezioso che si evidenzia quando lo si perde”. L’autore conduce il lettore a comprendere nozioni concrete, suggestive e mai artefatte, come la pioggia che “di notte alla luce del faro sembra una caduta di aghi luminosi”, la nebbia “introspettiva” per eccellenza, la strada che “vale ogni fatica”, il cielo che “mi fa sentire migliore di quello che sono”, l’aria che “vive grazie al dono degli alberi”, la notte, l’ombra “unica compagna di viaggio che porta appresso una sembianza umana”. Capitoli di un volume composti come raggi di una bici che sostengono una lettura circolare e piacevole come una ruota oliata.

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Nell’intimo “Diario di un apprendista ciclosognatore” è comune condividere con l’autore la “curiosità che ogni mattino porta con sé, quella voglia di conoscere mondo e persone, di cercare qualcosa che sia meglio di ciò che ogni giorno vuol farci vedere”.  Se è vero che molti si riconosceranno tra le righe di Andrea Accorsi, è attendibile pure che tanti impareranno a scoprire se stessi. Nel macinare chilometri per passione, molti di noi si trovano spesso a pensare a meditare ad elaborare concetti, a ciclosognare. Nessuno gioca con i propri sentimenti, Andrea Accorsi può venirci in aiuto per nuove osservazioni e considerazioni. Ogni dote è frutto di allenamento o studio, ma molto spesso di ritrovata interiorità. Mi piace concludere citando Pietro Kuciukian, citato anche dall’autore, che nella prefazione al volume "Con l’Armenia nel cuore" di Fernando Da Re scrive “che certe sensazioni appartengono all’uomo, ad ogni uomo che si ponga nella condizione di viandante, aperto all’ignoto, più che nella condizione di pellegrino alla ricerca di conferme”. Un libro che aiuta a credere che non è possibile ciclo-viaggiare senza sognare. (Fernando Da Re)

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