Felice Benuzzi, Fuga sul Kenya
"Quello che avete appreso quassù”, il vento del Kenya gli sussurrava, “non raccontatelo ad anima viva”. Ma più forte del vento fu la testardaggine di Benuzzi che volle riportare tutto in un libro.
Una strana avventura, una inconsueta storia questa raccontata da Felice Benuzzi nel volume “Fuga sul Kenya”. Tutto vero, tutto incredibile. Narrata con un vigore descrittivo del grande romanzo, la fuga dei tre italiani prigionieri che raggiungono Punta Lenana a 4985 metri di altezza sul monte Kenya, diventa piano piano il simbolo della libertà. Ma anche della ricchezza dell'animo umano che trasforma le proprie azioni in ideali e passioni. Reticolati che vengono superati, asperità che vengono vinte con la forza del cuore, paure e turbamenti che si trasformano in audacia e serenità. La conquista non per la celebrazione dell'eroismo, ma per un richiamo interiore che bussa e preme per uscire allo scoperto e restituire la connotazione della dignità. Prudentissima la preparazione nella ricerca dei compagni che Felice intende portare con sé, nella costruzione di attrezzi che potessero assomigliare a quelli in uso agli scalatori, nella compravendita di prodotti alimentari che avrebbero permesso la sopravvivenza nei giorni di fuga. Una fuga ragionata nei particolari, con la conoscenza dell'orientamento e dell'itinerario, nella scelta dei complici per uscire dal campo di prigionia, della sicurezza di appartenere ad una nazione che intendeva vivere “per conseguir virtute e conoscenza”. Felice Benuzzi ci parla del suo “viaggio” come un naturalista incline alle descrizioni di ogni manifestazione della natura. Non conoscendo i nomi di ciò che vede, li inventa estraendoli dal vocabolario del cuore e della sua saggezza. Il brio e la vivacità si trasformano spesso in serietà e diventano paure, comprese quella di non ritornare vivo, per effetto di attacchi di animali selvaggi e fatiche estreme in condizioni meteo difficili, o per fame. La forza d'animo e la tenacia ne fanno un vincitore di una delle cime del Monte Kenya insieme con Enzo Barsotti e Gianni Balletto. Si consegneranno al termine della fuga, spontaneamente, ai loro carcerieri inglesi e sarà dura far loro credere quanto avevano da riferire. “Quello che avete appreso quassù”, il vento del Kenya gli sussurrava, “non raccontatelo ad anima viva”. Ma più forte del vento fu la testardaggine di Benuzzi che volle riportare tutto in un libro.