Verso Samarcanda, Bernard Ollivier

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Bernard Ollivier, VERSO SAMARCANDA

“E’ dunque così illogico, strano e inconcepibile che una persona, oggi, possa nutrire il semplice desiderio di percorrere il mondo a piedi? Immagine di una impresa insensata”.

Col dubbio di intraprendere una impresa insensata, Bernard Ollivier è ancora sulla strada, sulla pista. Altri tremila chilometri in compagnia di se stesso. Su quella pista interrotta l’anno precedente  e che dallo stesso punto lo porterà fino a Samarcanda. Una avventura. Ma chiamarla avventura offenderemmo il protagonista, perché lui ci spiega che “mi proibisco di andare all’avventura. Per me viaggiare significa scoprire quello che non c’è né sui libri né sulle guide di viaggio. Che comunque leggo tutte prima di partire”. Chiamiamola allora “lunga marcia” perché fatta a piedi, ma dell’avventura conserva i contenuti. Mente e corpo si aiutano a vicenda per non soffrire, ma anche per gioire. Gioiscono per il bene, supportano il male per uscirne vittoriosamente. Caparbio, ostinato, volitivo, duro. Le vicende non si vanno a cercare, ti raggiungono, ti vengono incontro. E abbattersi per quelle che invitano il tuo fisico a cedere, non è il caso. Ascoltare la mente che vorrebbe cedere al fisico, non è il caso. Caldo, sete, fame, sonno, sporcizia, valli, montagne, deserti, scorpioni, furti e controlli frantumano, debolmente e per brevissima durata, i pensieri di un viandante stanco. “Procedo di buon passo, con la testa leggera, spinto dal canto dei miei scarponi. Tacco, punta, tacco; srotolo il passo come si fa nelle corse di resistenza senza sforzo”  L’abitudine a proseguire non lo stanca mai di scoprire nuovi modi di vedere, di imparare dagli altri e da se stesso. “Il camminare da solo mi mette a nudo e mi induce a pormi quesiti sulla mia vita e i miei progetti”. Vola sui suoi passi, vola con i suoi pensieri. Se osserva è poeta: “la pianura si è rivestita di una stola vermiglia che freme sotto la brezza” oppure “ le nevi sulle montagne brillano al sole come sfere che girano sui soffitti delle discoteche” e ancora “corrugamenti di roccia sono come una mostruosa legione di draghi dal dorso dentellato e dalle scaglie lucenti proiettate verso il cielo”. Se pensa diventa filosofo: ”ho l’impressione che tutto sia come sospeso: la scenografia c’è, i personaggi sono pronti a intervenire, la commedia sta per essere rappresentata, manca soltanto la luce perché tutto prenda vita. Ma forse sono io che non sono più capace di illuminare il mondo a giorno” e ancora “dove è finita la saggezza che sono venuto a cercare qui”? e imoltre “andare più lontano, spogliarmi ancor di più, allegerire il mio magro fagotto. In attesa di vedere giungere la morte, con saggezza, perché mi ci sono preparato”. Bernard Ollivier non si considera uno scrittore. Il risultato è che molto spesso scrive meglio degli scrittori viaggiatori. E quando vive l’incontro con altri, non annota solo i loro nomi, gli indirizzi a cui manderà le foto. L’incontro diventa esso stesso viaggio, passeggiata dentro l’animo dell’interlocutore che può tradire o comprarti l’affetto. “ Poco a poco lei smette di chiedere, io di parlare. Allora, i miei occhi inchiodati nei suoi, sento salire dentro di me un desiderio folle per questa ragazza e leggo nel suo sguardo la stessa attrazione. verso samarcanda copertina

Il nostro silenzio è assai più eloquente del mio russo incerto. “ti voglio anch’io”, dicono i nostri corpi. Non chiedetemi che paesaggi ho attraversato quel giorno: semplicemente non ho visto niente”. Annegate dentro quello sguardo due "viandanti soli". Verso Samarcanda è appassionante, scritto da cronista, da giornalista, da storico ma soprattutto da viaggiatore. Di grande bellezza le pagine in cui descrive i rumori, gli odori della città. Bernard Ollivier restituisce al lettore ogni sua percezione fino a farlo camminare accanto a lui, solitario con il suo SCAR. “Non mi stanco mai di scoprire nuovi modi di vedere, di imparare dagli altri e da me stesso. Il camminare da solo mi mette a nudo e mi induce a pormi quesiti sulla mia vita e i miei progetti”. I suoi amici “continueranno a sghignazzare, con discrezione: cammina, cammina e continua a non sapere il perché. Loro vivono, vivono e non hanno fatto un passo avanti. La pista, mia dolce amante, mia vecchia amante, può forse ingannarmi?”

 

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