La Stuart Highway, la ferrata Ghan uniscono i due estremi
Arrivando in Australia la suggestione fa pensare di essere atterrati in un mondo capovolto dove si vive a testa in giù. Tutto é in eccesso, avvolto nel mistero. Gli spazi di questo continente dilatato possono spaventare, ma “l’uomo bianco” non ci ha pensato troppo a devastare la terra dei sogni. La natura all’apparenza incontaminata è stata stravolta dalle successive ondate di sbarchi, quello dei coloni, venuti in cerca di fortuna, assolutamente ciechi nel rispetto degli abitanti storici. Chi pensando alla vastità del territorio è venuto per allevare pecore, chi per allevare conigli, chi per coltivare; chi é venuto ufficialmente con i cammelli per stendere i fili del telegrafo per poi abbandonare gli animali nel deserto al loro destino. Tutti, proprio tutti hanno portato uno scompiglio devastante. Un’altra ondata di emigranti ha scavato nelle sue viscere alla ricerca di minerali preziosi: piombo, bauxite, uranio, petrolio. L’oro sviluppò una vera corsa simile a quella californiana. L’Australia é diventata una giungla. Gli europei, più materialisti, hanno realizzato con il loro duro lavoro altre vie in contrasto con quelle dei canti, hanno imposto il telegrafo, la ferrovia e le strade asfaltate. Tutte queste “vie del rumore” ora attraversano il continente da sud a nord, da est ad ovest costringendo i nativi a lasciare ogni speranza. Per andare a Uluru si passa da Alice Springs, il vero centro geografico del Paese tra i due estremi: Augusta e Darwin. Per raggiungere Darwin si attraversa il bush, l’interno selvaggio che identifica l’australiano aborigeno, contrapposto alla beach del way-of-life, la frontiera aperta, quella dei bianchi. Ora le cose stanno cambiando e anche i bianchi si sentono australiani anche del bush. La città porta il nome della moglie di Charles Todd, Alice, Todd é il fiume che l’attraversa. Nel suo letto in secca, vivacchiano gli aborigeni più derelitti, ubriacandosi, macinando dentro la loro atavica disperazione. Charles era il capo delle poste di Adelaide e quando la moglie venne a sapere solo sei mesi dopo che suo padre era morto, si disperò. A quel punto Todd decise che era ora di avere una linea telegrafica efficiente e moderna. Cominciò la sua marcia con un’armata Brancaleone di mandriani, cercatori d’oro falliti, ex galeotti e sessanta cammellieri con 1500 cammelli reclutati in Afghanistan (a quel tempo sotto la dominazione britannica). Formò due squadre una da sud l’altra da nord che si sarebbero incontrate a metà percorso. Dovevano costruire strade, piantare pali, edificare stazioni di collegamento in un ambiente selvaggio, pericoloso, con difficoltà d’approvvigionamento di cibo, di acqua. Cominciava l’epica della conquista con la trasformazione di un paese semi sconosciuto in un continente abitabile dagli europei. Arrivati a metà del percorso trovarono acqua più abbondante, crearono un insediamento di nome di Alice, in onore di Todd. La piacevole cittadina ricorda le città del far west americano: una larga strada centrale affiancata da tante case nel verde, supermercati, pub. Il 21 ottobre 1872 avvenne il ricongiungimento, finalmente si poteva ricevere e inviare informazioni in sette ore, altro che sei mesi! Il patrimonio culturale aborigeno era distrutto: le vie del futuro avevano annientato le vie dei canti. Era nata la Stuart Highway che porta il nome dello scozzese, esploratore dell’entroterra, colui che aveva posto le basi per la conoscenza del territorio da Port Augusta a Darwin. Un’altra via taglia il territorio australiano da sud a nord ed é la Ghan, la strada ferrata da Adelaide a Darwin che in 3000 km scarsi ricalca quello che fu l’Afghan Express, Il sentiero delle carovane di cammelli prima che le strade diventassero concreta realtà.
Ogni mattina si saliva sul bus pronti a farsi inghiottire dai chilometri e dal monotono paesaggio della Stuart Highway, paesaggio unico che non ha eguali nei colori della terra rossa, punteggiata di seicento diversi tipi di eucalipto dal fogliame argentato dove i termitai si alzano come modellini in terra di cattedrali gotiche. La strada semivuota è percorsa da giganteschi truck train (camion) a tre e più rimorchi che hanno la precedenza sulle auto obbligate ad entrare nelle piazzole per farli passare. Impressiona questo rettilineo d’asfalto lungo quasi 3000 km che attraverso due stati, South Australia e Northern Territory arriva al top end dell’Australia. Dai finestrini del bus si vedono pochi animali, qualche canguro, qualche emù. Il cielo pieno di nubi domina il paesaggio quasi schiacciandolo sotto la sua cupola, con l’aria che diventa sempre più calda man mano che si procede verso nord, oltre il tropico del Capricorno. Di sera lo spettacolo notturno è eccezionale: la via lattea illumina il cielo. Per gli aborigeni era il fiume celeste e le stelle erano i fuochi da campo lungo le rive. La croce del sud per gli europei è un inaspettato simbolo di conforto cristiano. Le soste sono ai pub carichi di pubblicità che richiamano alla lontana i quadri di Eduard Hopper per l’atmosfera vaga di vite sprecate, all’apparenza senza futuro.