C’era una volta in Siria un posto di straordinaria bellezza e suggestione. Questo posto era Maalula,
nido d’aquile, a circa 50 km a nord est di Damasco. Ci si arrivava da nord verso l’imbrunire quando le luci del villaggio arroccato in una vallata si accendevano trasformando Maalula in un presepe, del resto i suoi abitanti parlavano l’aramaico e spero che i pochi rimasti lo parlino ancora: era la lingua di Gesù. Arrivando all’imbocco del canyon la visione era completa, nella spaccatura montana si entrava per vedere la chiesa di Santa Tecla dove si conservavano le sue reliquie. Maalula in aramaico vuol dire entrata. Le storie cristiane che legano alla fede questo avamposto di montagna sono assai importanti.
A Maalula si trovava anche la prima chiesa fondata in Siria: San Sergio, del IV sec. Era una grande chiesa sorta dopo li suo martirio avvenuto nel 305. La chiesa di Santa Tecla non era grande come quella di San Sergio ma ha una storia immortale. Tecla era nata a Tarso nell’Asia Minore (Turchia), la città natale di San Paolo di cui fu amica e discepola. Tecla era stata missionaria e si era battezzata da sola. In Seleucia si praticava il culto della santa misto a forme di paganesimo della dea Artemide. Tecla denunciata ai romani dal padre, fu condannata al rogo, ma Dio ne ebbe pietà e alzò in cielo una nube piena d’acqua e di grandine che si rovesciò sul rogo; l’ombra e l’acqua spensero il fuoco. Lei rimase incolume e fuggì. Ma il destino di Tecla era il martirio. I soldati romani la inseguirono dappertutto. Arrivò a Maalula s’inoltrò nel canyon, che s’aprì davanti a lei per richiudersi all’arrivo dei soldati con un masso precipitato dall’alto (Atti di Santa Tecla).
Nella grotta in cui si rifugiò, Tecla visse da eremita aiutata a sopravvivere dalla popolazione locale. Giunse il tempo del martirio, quando i soldati romani la catturarono le tagliarono la testa, alimentando un culto che si diffuse a oriente e a occidente. Purtroppo nel settembre del 2013 Maalula diventò campo di battaglia della guerra civile siriana tra le milizie di Al Nusra e l’esercito siriano di Assad. La città cadde nelle mani dei ribelli, orde selvagge risorte da un lontano medioevo che uccisero e devastarono incendiando e profanando l’antico “presepe”, lasciandolo come se Natale fosse cancellato per sempre. Furono rapite le dodici monache del convento di Santa Tecla in seguito rilasciate con uno scambio di prigionieri politici. La cittadina e i suoi preziosi monumenti giacciono ora in una desolazione abissale.
Abbiamo detto che il culto di santa Tecla si diffuse anche in occidente, arrivò difatti fino a Milano. Quando il centro di Milano era ancora una foresta abitata dai celti insubri longobardi, i sacerdoti druidi officiavano i loro riti alla Grande Dea Terra in templi ornati di teschi, sul luogo che diventò la piazza del Duomo dei nostri giorni. Nel 225 a.C. i romani avevano trionfato sui celti mantenendo il culto a una divinità femminile, a Minerva, la greca Atena. Nel IV secolo d.C. a Milano, convertita al cristianesimo, sorse la basilica major di Santa Tecla, di cui si conservava la testa mozzata. Fa pensare ad una continuità con i templi ornati di teschi. La chiesa era dotata di un battistero dedicato a San Giovanni alle Fonti che sicuramente c’erano in quel luogo. Fu in questa fonte che il vescovo di Milano Sant’Ambrogio battezzò l’illustre dottore della chiesa Sant’Agostino. Nell’836 sorse un’altra chiesa dedicata a Santa Maria Maggiore, una chiesa calda, usata per i riti pasquali mentre Santa Tecla diventò ecclesia aestiva, usata in estate perché più fresca.
Il magico centro di Milano resta da più di 2500 anni un luogo di fede trasmesso da una religione all’altra di culto femminile: la dea Madre Terra dei celti, la Minerva dei romani, Santa Tecla dei proto cristiani, infine Santa Maria Nascente a cui è dedicato il Duomo dei cattolici cristiani.Se andrete a Milano o se addirittura ci vivete andate a vedere i resti della chiesa dedicata a Santa Tecla corrispondenti all’area del sagrato del Duomo verso la galleria Vittorio Emanuele. Scendendo una scaletta interna al duomo si possono vedere i resti della basilica e del battistero.
Santa Tecla era una basilica a cinque navate distrutta da Attila nel 452, restaurata da Eusebio, in seguito dal vescovo Lorenzo, ridistrutta dai Goti nel 539, finì per soccombere nell’incendio di Milano del 1075. Risorse sempre come Santa Tecla, risparmiata dal Barbarossa nel 1162 fu luogo di culto fino al 1458. Quando fu aperta la fabbrica del Duomo nel 1386, se ne decretò la fine. Non risorse mai più dalle sue ceneri divenendo reperto archeologico. A ricordare la basilica resta a Milano la piccola via Santa Tecla non molto lontana dal Duomo.
“Le foto non sono molte ma illustrano sufficientemente la località. Sembra che non esista proprio più niente di queste meraviglie. Anche le icone dicono che sono state tutte distrutte, erano molto preziose. Oltre alla gente che muore un intero patrimonio d’arte se n’è andato in fumo, un vero peccato. La Siria era un vero gioiello. Tutti hanno perso con la sua scomparsa. Per quanto mi riguarda ho sempre pensato che fosse la Sira la vera terra del cristianesimo c’erano intere città di chiese abbandonate fin dall’arrivo dei musulmani ma non le avevano distrutte, semplicemente abbandonate”. (commento dell'autrice)
“Ora sulla montagna di Maaloula dove il monastero di Mar Sarkis, dedicato ai Santi Sergio e Bacco, dominava l'orizzonte, tutto è avvolto nel silenzio, spazzato dal vento. Com'era bella e felice la mia Siria, chissà se questi bimbi e i loro sorrisi esistono ancora. Questa è una foto del 2011"! (La Redazione)