Persepoli è la città nel deserto che fu resa irreale dall’arrivo di Alessandro Magno e riportata alla realtà dagli scavi archeologici.
Qui la storia si scinde dall’arte: battaglie, uccisioni, conquiste, con il passare dei secoli diventano secondari mentre l’arte s’eleva al di sopra di tutto diventando patrimonio dell’umanità, tesorizzato dall’Unesco. In un paesaggio brullo striato di diverse sfumature di ocra un'antica strada gira a nord e a est verso il monte della Misericordia fino all’imponente complesso archeologico. Sopraelevati su piattaforme di 12 m i palazzi di questa città irreale, si ergono verso il cielo sede degli dei, rappresentati in terra dai re persiani. La Porta delle nazioni, voluta da Serse affiancata da due propilei leonini,
immette alla maestosa scalinata di palpabile bellezza, rimasta quasi intatta dal VI secolo a.C. Sui gradini sfilano in processione i figuranti di una scena volutamente teatrale: nei bassorilievi sono rappresentati i sudditi delle 28 nazioni assoggettate da Dario e dai suoi successori, Serse e Artaserse. I dignitari sono riuniti nella città sorta allo scopo di festeggiare il nowruz, il nuovo anno, l’arrivo della primavera: una festa che ancora celebrano tutti i paesi orientali il cui nome termina in “stan” (che vuol dire paese): Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Afganistan, il paese dei turchi, degli uzbeki e così via. Su alcune colonne venivano esposti i chicchi di grano, per determinare in base al loro germogliare i tributi dovuti dai paesi assoggettati. Consegnati i doni seguiva un gran banchetto e sulla tavola dovevano esserci sette cibi bianchi, latte, formaggi, tutti prodotti che iniziavano con la lettera s. Nelle case dei comuni mortali si facevano pulizie straordinarie e si buttavano le cose vecchie. Usi di purificazione ancora diffusi in tutto il mondo. Salendo i gradini della scenografica scalinata ci sembra di procedere insieme agli inviati dei satrapi con i doni. Dai cappelli, dai vestiti, dalle barbe, dalle armi e non ultimo dai doni possiamo riconoscere i paesi di provenienza.
Procediamo verso la porta dell’Apadana, l’enorme sala centrale della corte che sembra animarsi di tutte quelle genti stupite e forse preoccupate di fronte alla potenza del re dei re. Alte colonne avevano per capitello due tori o due grifoni contrapposti, ora ben visibili a terra. Al lato dei propilei il re lotta con immensi leoni dalla criniera di penne d’aquila simboli del male, su altri lotta con i grifoni. Sulla parete ovest sono schierati gli immortali, i soldati della guardia reale, “immortali” perché non facevano in tempo a morire che venivano sostituiti. Guerrieri, pini, fiori, s’alternano in una scansione ripetitiva, quasi ossessiva per rimarcare l’ordine e la potenza militare dell’impero. Sulle alte travi dei portali, il re, assiso in trono, sorretto dai rappresentanti dei popoli sottomessi, amministra la giustizia davanti ad un braciere con il sacro fuoco di Ahura Mazda, il dio zoroastriano che “crea con il pensiero”. In un altro bassorilievo Serse, figlio di Dario, sfila sotto l’ombrello regale. La scalinata del palazzo di Dario è protetta da Ahura Mazda con estese ali d’aquila. Più piccolo è Il Tripylon, il palazzo a tre ingressi di Serse. Era la sala delle udienze protetta dalle guardie imperiali dove un soldato persiano s’alterna ad uno della Media, al suo lato un leone azzanna un toro, simbolo della perenne lotta tra il bene e il male.
Sulla piattaforma simile ad un proscenio teatrale in allestimento, ci sono una gran quantità di cornici di porte, Il vento entra e esce in quelle stanze diventate virtuali, grazie alla storia che ha giocato il suo ruolo distruttivo. A est e ovest altri bassorilievi mostrano il re in lotta con mostruosi esseri mitologici. Il portico d'accesso, a nord, è fiancheggiato da due colossali tori di pietra. Dalle 1000 finestre inesistenti, dai soffitti fatti di cielo, s’ammira nella notte il manto della Via Lattea punteggiato di stelle luminosissime. Cerchiamo di riconoscere le diverse costellazioni così ben visibili in assenza di luci artificiali. Il silenzio è d’obbligo per interiorizzare tanta bellezza. Questa è la potenza della storia, prima si distrugge poi s’ammirano le glorie del passato diventate universali. Alessandro Magno distrusse Persepoli ma la città sopravvisse al conquistatore greco che arrivò ai confini del mondo e morì giovanissimo per una banale malaria che lo consumò in pochi giorni. (testi e foto di Gabriella Pittari)