#save Castello di Sammezzano
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Che Firenze abbia delle forti connessioni con il mondo orientale è l'ultima cosa che ci potremmo aspettare da questa città, invece è proprio così. Nella trasformazione del Castello di Sammezzano, avvenuta tra il 1835 ed il 1889, Ferdinando Panciatichi Ximenes d'Aragona si adeguò alla corrente dell'Orientalismo, che verso la seconda metà dell'Ottocento si diffuse in Europa e raggiunse Firenze. Il Castello di Sammezzano non fu un caso isolato. Erano gli anni in cui in città sorgevano Villa Stibbert (1873), la Sinagoga ebraica (1874), il Monumento funebre al Maharaja indiano nel Parco delle Cascine (1876), il Caffè-Teatro Alhambra in piazza Beccaria (1889) la Chiesa Russa (1898) e la Rocchetta Mattei (1850), una vecchia tenuta sull'Appennino emiliano, a confine con la Toscana, ricostruita in stile orientale e neomedievale. A Firenze nel 1878 si tennero i lavori del IV Congresso Internazionale di Studi Orientali e in questa occasione venne offerto un ricevimento agli studiosi, proprio dal marchese Ferdinando Panciatichi, nel suo Castello di Sammezzano. Nel 1879 inoltre partì una spedizione di fiorentini per un viaggio durato due mesi verso Alessandria d'Egitto e Beirut e testimoniato dalle primissime fotografie.
FERDINANDO PANCIATICHI XIMENES D'ARAGONA
Nacque a Firenze il 10 marzo 1813. Sposò Giulia De Saint Seigne nella chiesa di San Felice in Piazza a Firenze il 16 aprile 1834 e dalla loro unione nacquero Marianna e Bandino. Fu protagonista della vita culturale, sociale e politica di Firenze, in particolare nel periodo in cui la città divenne Capitale d'Italia. Esperto di scienze, mecenate, collezionista, fu nominato socio onorario dell’Ordine degli Architetti ed Ingegneri di Firenze, botanico, cultore musicale, bibliofilo, imprenditore, intellettuale e politico. Collaborò ed aiutò con donazioni diverse istituzioni culturali di Firenze come l’Accademia di Belle Arti, il museo Nazionale del Bargello, gli Uffizi, l’Accademia dei Georgofili e la Società Toscana di Orticultura. In campo politico il marchese fu un fedele sostenitore della causa nazionale, divenuto Deputato del Regno nella IX e X Legislatura presentò le proprie dimissioni nel 1867 e nella “Sala delle stalattiti”, nascosta tra gli stucchi colorati, riassunse, in una frase in latino, tutta la sua amarezza e delusione nei confronti del Governo italiano: “Mi vergogno a dirlo, ma è vero, l’Italia è in mano a ladri, meretrici e sensali, ma non di questo mi dolgo, ma del fatto che ci siamo meritati i nostri mali”. Questo disprezzo per la politica coincise con un graduale isolamento del marchese dalla vita pubblica. Si trasferì in un primo momento nella sua residenza di Borgo Pinti e successivamente nel Castello di Sammezzano, per poter seguire meglio l'operato dei lavoratori impegnati nella trasformazione della Villa nel sogno d'Oriente che vediamo oggi. All'età di 81 anni venne colto da paralisi progressiva e morì il 18 ottobre 1897, nella sua dimora di Sammezzano. Di guarda alla cripta che doveva ospitare le spoglie del marchese furono messi due statue di leoni piangenti. Un leone è stato rubato e si dice che i ladri, il ricettatore-antiquario e la proprietaria successiva, siano tutti morti di paralisi progressiva.
IL PARCO
Si arriva al Castello di Sammezzano attraverso due sentieri differenti che si snodano in un magnifico parco. Le strade furono progettati dallo stesso marchese, per permettere alle carrozze di raggiungere facilmente la Villa. Il percorso si sviluppava all'interno di un bosco ricco di abeti, querce, lecci, cedri ed architetture in stile moresco, con fontane ed una grotta artificiale al cui interno vi era una statua di Venere. Tutti elementi che avevano lo scopo di incuriosire il visitatore ancor prima di arrivare al Castello. La particolarità del Parco di Sammezzano sono grande quantità di specie arboree esotiche, in particolar modo le sequoie: piante rarissime in Italia. Le sequoie provengono dalla California, arrivarono dall'Inghilterra nel 1874 ed il marchese riuscì ad acquistarle a Firenze. Grazie alla forte umidità queste piante hanno trovato a Sammezzano le condizioni ideali per la sopravvivenza come dimostrano le notevoli dimensioni raggiunte da questi alberi in soli 150 anni, che fanno di queste piante le più antiche di Europa. Fra queste la cosiddetta “sequoia gemella” alta più di 50 metri e con uno circonferenza di 8,4 metri, che fa parte, tra gli alberi monumentali d’Italia, della ristretta cerchia dei “150 alberi di eccezionale valore ambientale o monumentale.” Nel 1880 si registravano nel Parco di Sammezzano 134 specie botaniche diverse. Il marchese Panciatichi ereditò la passione per la botanica da suo nonno Niccolò Panciatichi, uno tra i primi nel Settecento ad interessarsi allo studio di piante esotiche.
a cura di Lucrezia Giordano