Canta Napoli, Napoli sotterranea
“Non sarà mai del tutto infelice chi può ritornare con il pensiero a Napoli”. (W. Goethe)
“E’ l’unica città medio-orientale priva di un quartiere europeo”. (Lord Nelson)
“Mi basterà soffermarmi per un istante sulle voci napoletane quelle del venditore di fave, d’acqua, di ciliegie. Ho udito anch’io risuonare più volte nella Napoli popolare le loro grida modulate, simili a quelle d’Oriente; forse in esse è la musica napoletana più vera”. (Guido Pivene)
Napoli non può essere raccontata. Ci hanno provato in molti, ma mentre la stai vedendo, ti accorgi che tutto quanto hai letto è vero e quanto stai vivendo non è stato scritto da nessuno. Napoli deve essere vissuta. Ti penetra nell’intimo dopo che hai superato le prime impressioni di disorganizzazione, di frastuono, di sporcizia. Si calmano così i pregiudizi dentro un cuore in tempesta che non vuole ancora credere e che oppone resistenza fino al secondo o terzo incontro con le persone e le loro abitudini. Atteggiamenti, usanze, credenze, folklore vanno così ad arricchire una mente preparata a capire e successivamente pronta a scusare. Non saranno i pochi giorni di soggiorno a fare il miracolo della mutazione di se stessi dai pregiudizi, ma senza anche una breve visita questo non succederebbe mai. Le due Napoli quella che distinta, ricca, abbiente, agiata , benestante, che vive affacciata al mare o che il mare lo vede dalle residenze del suo entroterra, e la Napoli dei quartieri meno luminosi, più poveri, abbruttiti da muri cadenti e intonaci sgretolati, dove sopravvivono operosità e solidarietà con chi non lavora - sempre accomunati da una intensa e trabocchevole gioia di vivere e comunicare – conosciute e finalmente amate. E quando il sole avrà illuminato i mille aspetti di una città esterna e gli occhi saranno stanchi di luce e di colori, allora ci si potrà dedicare al sottosuolo, alle penombre, alle luci esili, ai contenuti delicati di un mondo sotterraneo e misterioso ricco di storia e di mille sussurri.
“Napoli atipica e con tanti misteri, è la città partorita dalle sue stesse viscere. Nel sottosuolo sono presenti tutti quei materiali (pozzolana, lapilli, e tufo giallo), indispensabili per l’edilizia per cui la città, fin dall’inizio della sua storia, nel sottosuolo ha avuto a disposizione quella riserva naturale a cui attingere per le costruzioni. I primi scavi si fanno risalire a 2500 anni prima di Cristo e sono costituiti da alcune cellette ipogeiche del tipo detto “a forno” ritrovati in Vico Neve a Materdei. Da quegli anni per oltre 45 secoli, si è scavato nel sottosuolo edificando la parte epigea con frammenti litici scavati e strappati alle viscere della parte ipogea. Così nasce Napoli di superficie, la Napoli che lascia nel suo ventre il proprio negativo, il proprio stampo, quei vuoti ai quali per secoli resta legata con un cordone ombelicale dal quale attinge linfa vitale e protezione. Questi vuoti diventano ipogei, catacombe, passaggi pedonali, gallerie varie,
articolatissimi acquedotti ed infine ricoveri antiaerei; testimoniano come da sempre gli abitanti della città solare conobbero e praticarono, per scopi diversi, la città delle tenebre. Solo negli ultimi 40 anni si è staccato quel cordone ombelicale che univa le due città, ma ancora il sottosuolo conserva, dipinte scolpite e graffite nelle sue viscere, quelle pagine di storia che hanno fatto grande Napoli di superficie”. Il sottosuolo oggi, pur se abbandonato, è comunque una realtà storica ed archeologica e va quindi conosciuto. Vi aiuteranno in questo l’associazione culturale LAES: info 081400256 3339729875. Percorrendo il “miglio sacro” proverete una delle più belle esperienze a Napoli Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Visitate il sito di riferimento www.catacombedinapoli.it
Chello che se vo’, se po’; chello che nun se vo’, nun se po’ (detto popolare napoletano)