Venezia, sirena per amanti e viaggiatori

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"Lontana dal mondo e dal tempo, staccata. Immobile e imperitura, Venezia bisogna rispettarla fin dove è possibile. Noli me tangere". (Bruno Barilli, Lo stivale, 1952)

Sospesi sull'acqua sembra quasi di intraprendere un viaggio fantastico, magico, in un mondo incantato: il treno s’appresta a raggiungerla, passando sopra la laguna, superando le briccole, una dopo l’altra. L’impatto è fatale: è Venezia. La città veneta è bella sempre ma è soprattutto nei giorni di nebbia che cresce la sua fatalità, il suo misticismo. Un manto di mistero la avvolge e la isola dal mondo circostante. Fatale, sì; perché è impossibile che essa non susciti niente nel visitatore. Venezia infatti è una città ostile all'uomo insensibile ma è anche scrigno prezioso di ispirazione per artisti, scrittori, poeti, compositori e registi. Respinge colui che è sordo all'arte e ammalia per sempre i cuori sensibili. Per questo il viaggio a Venezia è sempre un rischio. O la ami o la odi. L'indifferenza non esiste.  Case, palazzi, chiese e piazze non sembrano essere frutto del genio umano ma di un genio superiore che le conferisce un carattere di immortalità, di imperituro e immanente fascino. Essa è lì da sempre, sfugge a ogni realtà transeunte; è senza tempo: non esiste un prima e un dopo nella città lagunare. Il viaggiatore si ritrova in un continuo ed eterno presente che sembra dilatarsi all'infinito.

venezia1Venezia è la città del viandante per eccellenza perché non esiste traffico o chiasso assordante. Ci si muove a piedi lungo i grovigli barocchi delle sue chiese che spiazzano chiunque voglia seguirne i fluttuanti corsi. L'odore, nei giorni foschi, è quello acre e pesante della laguna che, commisto al pallore delle sue flaccide membra, sembra accompagnare l’uomo in un viaggio ultraterreno. Lungo le claustrofobiche viuzze, i lignei sottopassaggi, il curioso, col cuore che gli batte forte per l'incertezza del cammino, procederà zigzagando, col rischio di trovarsi improvvisamente davanti a quelle strane maschere dai lunghi nasi o alle sfarzose mascherine di nobile memoria.  Si passa poi dagli spazi asfissianti tra le pareti alte e strette dei vicoli agli spazi mozzafiato, della panoramica apertura verso le acque di piazza S. Marco. Il senso di estraneità dal mondo qui si amplifica: si ammira la Venezia che abbraccia la laguna, si scorge il corpo voluttuoso di questa sirena immortale, per metà pesce e metà signora. La maestosa basilica ne costituisce il cuore pulsante da cui si diramano i vicoli, le stradine tortuose e gli innumerevoli ponti mai uguali e sempre ricchi di particolari. Una tempesta di colori violenti, aspri, investirà il viaggiatore: il biancore pallido della chiesa e del loggiato, il grigiore che a tratti sovrasta e a tratti svanisce dalle pareti, lo sfavillio timido dell'oro di S. Marco, fino a raggiungere, con lo sguardo i colori pungenti delle acque lagunari. Ma Venezia non è solo terra, anzi è soprattutto laguna. È infatti possibile, com'è noto, visitare la città via mare, tramite gondola o vaporetto. Ed è in questo caso che se ne può apprezzare il profilo longitudinale, lo skyline. E solo e soltanto in questo modo il turista può ammirarla come un'unica e immensa opera d'arte per rimanerne incantato. La città viene vista non più come un insieme di monumenti e altre opere ma come un’enorme e unica scultura creata da un singolo grande artista. Con la brezza che ne stuzzica i sentimenti più profondi, il viaggiatore osserverà, da lontano, questa incantevole scultura che ritrae un'ammiccante e accattivante sirena, magari ignaro di essersene perdutamente innamorato. (Francesco Averna)

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