Conosci la Romania? (prima parte)
La Romania meriterebbe di essere più conosciuta per la sua storia assai complessa e piena di fascino.
La Romania è sempre stata terra di transito e di conquista grazie alla sua posizione geografica con quel lato rivolto al Mar Nero che ha unito terra e mare in un destino comune. Guardando la mappa se ne rileva la forma circolare racchiusa in una corona di montagne, la magica corona dei Carpazi, una muraglia piuttosto facile da valicare da guerrieri indemoniati che percorrevano il territorio in lungo e in largo attraverso fitte foreste di alberi, perfetti per costruire case e fornire legna da ardere. Boschi pieni di frutti rossi succosi, buonissimi e salubri, di funghi eccezionali, di animali commestibili, erano per gli invasori buon nutrimento, anche se abitati da lupi e orsi con cui però impararono a convivere. I loro incontri con animali feroci divennero racconti e favole per bambini, un modo per esorcizzare la paura. Gli zingari invece addomesticavano quei giganti umiliati e tristi e li esibivano sulle piazze.
Dalla Romania sono transitati tutti i popoli che da occidente, (romani,vichinghi,transilvani) si spostavano ad oriente, poi quando il flusso si invertì arrivarono ungheresi, unni, slavi, alani, cumani, mongoli. Il territorio fu infine preteso dai turchi in una crociata alla rovescia, da quei turchi ottomani che fecero temere la fine del mondo cristiano. Le genti andavano e venivano come gli uccelli migratori, come le cicogne che continuano da secoli il loro andare e tornare. Il Danubio, il secondo fiume d’Europa era un’altra via da percorrere, era la strada dei commerci. La pianura irrorata dai fiumi che si gettavano nel Danubio, favoriva insediamenti pacifici. Le ambite terre romene dai colori cangianti erano e sono fertili fino al delta sul Mar Nero, dove colonie di splendidi pellicani si sono insediati a vivere con gabbiani e ibis in un’invidiabile atmosfera acquatica.
La Romania meriterebbe di essere più conosciuta per la sua storia assai complessa piena di fascino. Era il paese dei daci, quei guerrieri che vediamo immortalati sulla colonna romana dall’imperatore Traiano rappresentati mentre coltivano il grano, mentre costruiscono le loro case, mentre combattono alla pari contro i romani nelle due difficili campagne del 101/102 e 105/106 d.C. I rapporti dei daci con i loro vicini greci erano stati oggetto di miti. Si racconta che sul delta del Danubio avessero gettato l’ancora gli Argonauti di ritorno dalla Colchide portando con se il vello d’oro. Furono i romeni, ormai orgogliosi di essere “romani” a frenare le invasioni dei mongoli e le mire espansionistiche turche. La lotta di quel “mostro” di Vlad III della stirpe del Drago, Dracula, raffinato sanguinario “impalatore” di turchi, fu fondamentale per salvare l’occidente europeo dalla disfatta e dalla sottomissione. Il Dracula succhiatore di sangue dei film hollywudiani é una metafora per descrivere un capo senza pietà che conosceva i turchi per essere stato ostaggio, educato alle loro corti. Vedo una terribile, forse inconscia, continuità nel libro di Herta Muller (Nobel della letteratura 2009) “il paese delle prugne verdi”, dove bevitori di sangue dell’era moderna erano gli operai del mattatoio nel suo villaggio d’origine; di nascosto bevevano il sangue degli animali uccisi per combattere la fame a cui li aveva destinati quel terribile Ceausescu, persecutore del suo popolo.
Questa é la Romania che i migranti giunti nel nostro paese non ci raccontano, quella gente rassegnata che noi guardiamo con diffidenza. Nel loro paese scopriamo gente diversa, troviamo persone semplici e gentili. Cerchiamo di individuare sui loro volti le tracce di tutti quei passaggi storici, gli unni negli zigomi sporgenti e gli occhi allungati, crediamo di riconoscere gli svevi, (i transilvani) dai capelli biondi e gli occhi ceruli che hanno trascorso più di 500 anni nel paese per poi tornarsene in Germania. Cerchiamo di individuare i rom venuti dal Rajasthan (India), i temuti zingari, belli e fieri dalla pelle ambrata e i luminosi occhi neri. Una varietà d’individui difficilmente riscontrabile altrove in Europa, nonostante il “macello” di popolazioni avvenuto nel corso della sua storia millenaria. La Romania che con l’impero austro-ungarico aveva raggiunto un alto livello sociale e culturale, che era uno dei granai d’Europa, che aveva il francese come lingua franca (come il resto d’Europa) vide svanire in un tempo brevissimo tutto quanto raggiunto. I nobili furono espropriati, le loro terre divise vennero date ai contadini, ma questo non migliorò la loro condizione, mentre distrusse la classe medio alta del paese. L’ultimo periodo storico della Romania nell’orbita comunista, fu per la popolazione un continuo e spaventoso regresso, Ceausescu portò lil Paese in fondo a un baratro. Dopo il crollo del muro di Berlino e soprattutto il 25 dicembre 1989 con l’esecuzione di Ceausescu e di sua moglie Elena, le cose cominciarono a cambiare. Il vero cambiamento però arrivò con l’annessione della Romania alla Comunità Europea dal 1 gennaio 2007. I romeni però non ebbero fortuna, l’anno dopo iniziava la crisi economica europea, molti emigranti se ne tornarono a casa. Dopo oltre 20 anni dalla fine della dittatura e otto nella Comunità, la vita dei romeni in patria é migliorata e si é diffuso un discreto turismo interno. Il nord vive ancora in un mondo contadino quasi autosufficiente in cui sono vive antiche usanze che ci ricordano la vita rurale italiana di 50/60 anni fa. Il sud si é inserito più velocemente nel mondo attuale senza esserne succube, almeno per ora.
La Romania diventa il luogo storico del passato vicino casa, un paese ricco di tradizioni, di letteratura, soffocato per troppo tempo dalla povertà e dall’indifferenza, questo paese che é occidente e oriente romano di Costantinopoli e Bisanzio, il luogo dove Roma esiliava i suoi poeti, dove fu mandato Ovidio a morire a Costanza, colonia romana sul Mar Nero. (testi e foto di Gabriella Pittari) Altre immagini sul Delta del Danubio