Nemrut Dag - Anatolia
Quando le civiltà, scontrandosi, s’incontravano
C’é un posto in Turchia in cima ad un picco forgiato a tumulo che il sovrano della Commagene ha scelto come sua sepoltura.
Non si può capire fino in fondo la sua bellezza se non si fa quella difficile ascesa in un aspro panorama battuto dai venti, forse scelto appositamente per essere più vicino agli dei. Dalle tre terrazze diventate le “stanze” del tempio a cielo aperto, il santuario di Antioco I domina il panorama della catena del Tauro, dove il Nemrut é la cima più alta: 2100 m. innalzato ancor di più dal cono del tumulo. Da questo luogo si capisce che la storia non ha più senso sopraffatta com’é dalla possanza della natura superata solo dall’incredibile capacità umana di creare arte, quell’arte che ispirata dalla superiorità della creazione raggiunge qui una “vetta” eccezionale. Mentre si sale al monte sia che si tratti di assistere al tramonto o all’alba si avverte un freddo pungente, anche se é estate ci si deve coprire molto bene per sopportare l’incredibile escursione termica. In inverno il Nemrut Dagi é riservato agli dei, ammantato di neve e ghiaccio resta isolato dal mondo degli umani, in balia degli elementi. Sembra banale essere obbligati ad andare all’alba o al tramonto, ma é fondamentale se si vuole veder affiorare dalla luce le cime dei monti o per vederle precipitare al di là dell’orizzonte in un tripudio di colori: si é come presi da un miraggio esoterico. Penso che Antioco avesse ben presente che i regni sorgono e tramontano come il sole nel cielo. Assistiamo increduli ai giochi di luce offerti dalla natura poi ci spargiamo carichi d’emozione sulle terrazze della tomba-tumulo di Antioco I che si caricano lentamente della luce del sole, radiando quel calore fino allora precluso. Io ho avuto anche la fortuna di vedere il mausoleo precipitare nel buio della sera al tramonto del sole.
Il regno di Commagene fu fondato nel 163 a.C. da Tolomeo, satrapo seleucide di Alessandro Magno nell’Anatolia armena, rimasto indipendente fino a quando entrò a far parte dell’Impero Romano nel 72 d.C. A quell’epoca i romani erano alle prese con i Parti. Su questi poggi gli dei del pantheon greco e persiano, dopo distruttivi terremoti e il silenzioso scorrere del tempo, si trovano scomposti e sparsi sul terreno, riuniti solo in un sincretismo d’arte divino. Le terrazze est ed ovest sono speculari. Sulla terrazza est si vedono ancora allineati i troni giganteschi dove sedevano le statue del re Antioco, la dea della fortuna Tiche, Zeus-Ahura Mazda il custode del fuoco zoroastriano, Apollo dio delle arti e della profezia, il forzuto Ercole associato al sole, tutti inseriti tra un leone, simbolo di forza, nobiltà e coraggio, e un’aquila, sacra a Zeus simbolo dell’unione col cielo. Leone e aquila chiudevano ai due lati i troni con gli dei assisi. Ai loro piedi erano poste le tavole con i bassorilievi degli antenati persiani a partire dal capostipite Dario I. Davanti a tutti piccoli altari servivano a bruciare gli incensi. Sulla terrazza ovest, 10 metri più in basso, le strutture sono meno conservate mentre le teste degli dei sparse a terra ci guardano con le bocche socchiuse e gli sguardi vuoti, ma “divini” rispetto alle stesse così rovinate della terrazza est. Vediamo il nobile volto di Antioco senza la barba con in testa la tiara di cuoio ricca di raggi, non lontana da lui ecco la dea Tiche di Commagene coronata di una cesta intrecciata colma di frutti. Zeus é barbuto e ha sul capo un elmetto di cuoio “da antico aviatore”. Esploriamo il sacro luogo sopraffatti dalla magnificenza in una solitudine introspettiva ricca di pensieri. Fare foto qui é un’emozione incredibile, cerco di immaginarmi la terrazza all’apice della sua creazione. I bassorilievi di ovest sono dedicati agli antenati della moglie di discendenza greca, le due potenze dell’epoca immortalate da Antioco di Commagene. I bassorilievi ci mostrano come vestivano: i cavalieri portavano le brache simili a quelle turche di pochi anni fa. Antioco stringe la mano di Apollo che indossa il copricapo di cuoio frigio raggiato. Sulla piattaforma nord del mausoleo-pantheon i sacerdoti celebravano sacrifici con riti religiosi ellenistici e persiani alla presenza degli abitanti del regno. Mentre cerco di ricordare la storia delle conquiste di Alessandro il sole ha illuminato tutto imponendosi come eterno dispensatore di luce scaldando anche i nostri corpi infreddoliti. Mi soffermo davanti al bassorilievo del leone a grandezza naturale, in alto sono rappresentate tre stelle con sedici raggi: Giove, Mercurio, Marte, il leone ha per collare una luna crescente, un’immagine concreta e astratta. Gli studiosi lo credono un oroscopo. Nei dintorni una breve passeggiata ci porta al bassorilievo dove il re vestito da re-guerriero porge la mano a Ercole tutto nudo con la clava in mano. L’epigrafe incisa in cuneiforme nella roccia viva é come un lenzuolo stropicciato: Intorno silenzio e infinito. (Testi e foto di Gabriella Pittari) collaborazione immagini Emanuele Congiu