Berlino
dove si integrano passato e futuro
C’è a Berlino un altro monumento dove si sale per dominare la città dall’alto, è la colonna della Vittoria sulla cui cima si trova la statua dorata dell’angelo. Nel film di Win Wenders la statua “fora” Il cielo sopra Berlino.
Nel film (realizzato due anni prima del crollo del muro), passato, presente, futuro della città sono oggetto di riflessione. La colonna neo classica ispirata alla torre-faro del cimitero di Brescia, ha una base circolare colonnata. Sotto le colonne di granito rosso, un mosaico dai colori brillanti rappresenta la nascita dell’impero prussiano e le vittorie sulla Danimarca, sull’Austria, e della Germania sulla Francia nell’ultima guerra mondiale. Ora la Vittoria alata é il simbolo della comunità gay di Berlino.
Tra la Berlino est e la Berlino ovest s’è inserito, con la sua architettura concettuale, il Memoriale dell’Olocausto dell’architetto Peter Eisenman: un campo di “erba” rigida, 2751 monoliti di cemento di diverse altezze. Durante l’attraversamento prende alla gola un senso di smarrimento, ci si sente imbrigliati in un labirinto, si perde il senso tempo-spazio. Forse era questo che provavano gli ebrei nei campi di concentramento nazisti.
Lungo l’asse est-ovest dell’Unter den Linden, il viale dei tigli, s’incontrano nelle piazze adiacenti diverse chiese: la cattedrale cattolica di sant’Edvige, il Pantheon tedesco dall’imponente cupola con ingresso a tempio greco. Altre ex chiese barocche hanno tamburi alti come colonne sproporzionate che poggiano su piante a croce greca. Gli interni crollarono a causa della guerra. Per sapere come erano si devono guardare le foto del passato, presenti in ogni luogo. La città é un album di famiglia; si sfogliano le pagine con le foto degli edifici sopravvissuti e se ne rimpiange la perdita. Il Duomo di Berlino con il suo pesante barocco, ricorda gli sfarzosi salotti dalla borghesia bene. Si sale sulla cupola stile Vaticano per apprezzare un altro panorama della città. Ai tigli dell’Unter den Linden si contrappone la sfacciata modernità della sua parallela Leipziger Strasse con i grattacieli tutti uguali, soldatini ubbidienti che una volta sfioravano il Muro.
Sulla piazza della chiesa del kaiser Guglielmo resta una parte della cattedrale distrutta dai bombardamenti con i mosaici bizantineggianti che mostrano ancora una volta i lustri del glorioso passato del grande impero prussiano. La chiesa nuova é un ottagono interamente ricoperto di piastrelle di vetro blu trasparenti: sortisce un effetto elegante e intimo. La ricostruita cupola dorata della Sinagoga ci fa sapere che gli ebrei sono tornati a Berlino. Pochi sono sopravvissuti al genocidio, tanti invece russi, arrivati con un accordo tra Russia e America: dovevano proseguire per Israele, ma hanno preferito restare qui. Al genocidio degli ebrei é dedicato il Museo Giudaico, che visto dal cielo rappresenta una stella di Davide aperta, simbolizza la fine delle stelle gialle appuntate agli ebrei sui loro abiti: il ritorno alla vita. E' modernissimo, tagli di luce entrano ad illuminare spazi asimmetrici: ci ricordano quella luce che entrava tra le travi delle baracche come un raggio di speranza.
Un altro elemento inconfondibile della città, è il colore: quartieri vagamente anonimi, sono diventati unici. Vicino al Check Point Charlie un intero isolato progettato da Aldo Rossi è caratterizzato dal colore: il suo stile sobrio e pulito è inconfondibile. Il Check Point degli americani è rimasto a perenne memoria. I murales sono presenze sfacciate a volte divertenti, altre volte artistici, altre ancora, volgari.
Percorrendo la Friederichstrasse ci si sente a casa, bei palazzi, negozi di lusso, grandi firme italiane e internazionali, bar, ristoranti, siamo sulla via principale di Berlino: un piacere percorrerla.