Parigi, Ville Lumière

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Parigi, Ville Lumière

 

Parigi è una città splendida, sprizza vitalità, è sempre ludica e appassionata. Tutte le città viste dall’alto sono affascinanti, ma Parigi lo è in special modo, è l’etoile, la stella che brilla, giorno e notte.

La sua pianta topografica si capisce soprattutto quando si esplora dall’alto dell’Arco di Trionfo, l’ex place Belle Etoile, con 12 vie a raggiera, ma anche dalla Torre Eiffel, dal grattacielo Mountparnasse, dal Sacro Cuore: é  così che si capisce perchè è la belle etoile: da un centro, partono delle strade dritte “all’infinito”, come raggi di una stella terrestre. Si gira sulle terrazze panoramiche e si vede Parigi, come dice la canzone di Maurice Chevalier  La plus Belle ville du Monde. La percezione di grandeur comincia da qui.

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Gli artefici di Parigi hanno avuto coraggio, tutti hanno contribuito con costruzioni a volte azzardate o discutibili a fare di Parigi una città unica. L’anticonformismo dei suoi abitanti, liberi ed eccentrici, hanno conferito alla città quella libertà che si respira dappertutto, sancita dal motto della Rivoluzione Francese: Liberté, Egalité, Fraternité. Libertà che si ritrova nella musica, nella moda, nella pittura e nella letteratura. Descrivere i suoi monumenti sarebbe uno sterile elenco, Parigi va vissuta; girando a piedi, sedendosi ai suoi café, come facevano i poeti “maledetti”: Rimbaud, Baudelaire e Verlaine e i suoi pittori impressionisti. Quell’atmosfera culturale e creativa che tutti le invidiano, senza riuscire ad imitarla, perchè Parigi è Parigi.

La Parigi romana vive nel quartiere latino della Sorbone, l’Università per eccellenza. I romani, arrivati dopo i parisi (tribù celtica), avevano chiamato la città Lutetia Parisorum. Il dominio Romano cessò nel 508, quando Clodovico il Franco, fece di Parigi la capitale della dinastia Merovingia. Per conoscere tutti i re delle antiche dinastie fino all’ultimo decapitato  dalla ghigliottina, si deve andare con il metrò alla gotica abbazia di Saint Denis: un luogo dove la storia antica è fissata nei sarcofagi che ritraggono re e regine sdraiati in un eterno sodalizio a cui nessuno può sfuggire. La Parigi nobile la ritroviamo al Marais (la palude), ricca di hotel particulier sorti nel ‘500/600. L’esempio più eclatante è Place des Vosges, un quadrilatero di palazzi tutti uguali che incorporano un bel giardino molto amato dai parigini, circondato da interessanti gallerie d’arte. Il Marais è anche il quartiere ebraico. Su l’Ile de la Cité, dove fu fondata la città, sorge Notre Dame, mentre sull’ile Sain Luis, la storia della città e della sua fede si dispiega sulle policrome vetrate della sainte Chapelle, prezioso gioiello gotico. Gotica è anche la Conciergerie, il palazzo dei re capetingi, trasformato in prigione, vi fu rinchiusa Maria Antonietta.

Gli scrittori francesi ci hanno fatto vivere miseria e nobiltà di questa città: Victor Hugo ci ha portati in Notre Dame (Notre Dame deaforismidiviaggio parigi4 Paris) per salvarla dalle trasformazioni innovative. Con I miserabili ci ha trascinati nei bassifondi della Parigi medievale. Alexandre Dumas fa abitare i tre moschettieri nella zona di Sant Sulpice, chiesa ricca di capolavori come gli affreschi di Eugène Delacroix, il pittore del famoso quadro sulla rivoluzione: La libertà che guida il popolo. I pittori hanno esaltato i quartieri più popolari abitandoci. Era la belle epoque quando Prust ne metteva a nudo lo snobismo e l’egocentrismo suo e dei suoi personaggi. Il commissario Maigret di Simenon, lo ritroviamo in altri quartieri; sulla riva destra della Senna a les Halles, una volta i sordidi mercati generali, Il ventre di Parigi di Emile Zola, abbattuti negli anni ’70 del secolo scorso, trasformati nel Forum Des Halles, un enorme centro commerciale sotterraneo con giardino in superficie, ora in trasformazione. Sarà la scrittrice Irène Némirovsky a raccontare l’esodo dei parigini dalla città occupata dai nazisti, mettendo in ridicolo, con sottile sarcasmo, le debolezze dei ricchi borghesi, in fuga dalla città con amanti e famiglia, facendo una brutta fine.

I musei sono nati a Parigi. Morta e seppellita la monarchia, i suoi palazzi vennero adibiti ai piacere culturale dei cittadini. Il Louvre, una cittadella d’arte, fu offerto al popolo come le brioche di Maria Antonietta. Il Carnavalet, uno splendido museo, racconta la storia delle trasformazioni cittadine, incuriosendo i visitatori senza annoiare. Nel museo Cluny, la storia medievale scorre all’interno delle antiche terme romane, in una successione magica. Tutti palazzi privati, impiegati ad uso pubblico. Ogni presidente, da De Gaulle in poi, ha voluto lasciare il proprio nome in opere pubbliche. Il presidente Pompidou negli anni ‘60/’70 ha chiamato l’architetto Piano, che è sceso nel centro del Marais con la sua “astronave d’arte moderna” (il centro Pompidou), ricca di tubi colorati, contestata dai parigini. Si abitueranno, dicevano le autorità. Ora piace a tutti: ci si trova al centro della città, guardandola da tutti i lati. Lo stesso è successo con la più recente piramide di Ming Pei nel Louvre. Per gli appassionati di esoterismo, può essere interessante la teoria di Graham Hancock in Talismano, che partendo da Iside analizza l’allineamento di Notre Dame con la piramide del Louvre e con l’arche della Defense, un asse solare legata ai solstizi d’estate e d’inverno.

La città è stata stravolta diverse volte. Nel 1900, in occasione dell’esposizione internazionale sorse la torre Eiffel, una bruttura di ferro e bulloni, destinata a scomparire dopo l’expo, invece é ancora lì, diventata il simbolo di Parigi. I ponti di Parigi hanno ispirato tante canzoni, cantate da Yve Montand, Jiuliette Greco. Con Edith Piaf si fa un giro completo di Parigi sulle note della canzone Sous le ciel de Paris. Carlo Marx, “il marxista”, ci fa conoscere un quartiere parigino, che non é più come lo conobbe lui. Si tratta della Defence: grattacieli a specchio, begli esempi di palazzi ufficio, moderni e funzionali. Un enorme arco quadrangolare corrisponde all’arco di trionfo che si vede in lontananza come una dissolvenza tra due epoche: Napoleone (l’arco di trionfo) e dopo la Restaurazione, la “difesa” del quartiere durante la Comune di Parigi nel 1871, un’insurrezione utopica di cui resta il ricordo nella statua ottocentesca al centro della passeggiata pedonale. Dall’altro lato della città, la basilica del Sacro Cuore, un’enorme torta bianca, omaggio alla riconciliazione per le tante vittime, immolate a difesa dello status quo, da un lato, dell’utopia dall’altro. Per andare al Sacro Cuore si salgono e si scendono scale, una tipicità di Parigi ora quasi scomparsa. Parigi è anche la città della buona cucina, del gourmet, del buongustaio.  Il più bel monumento di Parigi? Ma è la città stessa!

(Foto e testi di Gabriella Pittari)

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