Praha
tra il mito di Kafka e le note di Smetana
“E tuttavia Kafka era Praga e Praga era Kafka. Mai era stata così compiutamente e tipicamente Praga, e mai più lo sarebbe stata come durante la vita di Kafka. In ogni sua riga noi potevamo e possiamo ancora assaporarla."
Così Johannes Urzidil descrive la città degli inizi del XX secolo, paragonandola all'amico compianto. Una capitale artistica che ci appare multiforme e multiculturale come lo stesso autore: di famiglia ebraica, di madrelingua tedesca e appartenente alla media borghesia boema, allora parte dell'impero austro-ungarico. Un vasto patrimonio culturale per essere stata capitale privilegiata dalle principali dinastie europee ma anche centro propulsore di fervore ideologico. Una significativa testimonianza di questa ricchezza sono i suoi numerosi monumenti, disseminati prevalentemente nel centro della città, comprendente quattro quartieri storici. Nel più antico, Hradčany (dal ceco hrad “castello”), la Praga regale si erge, in tutta la sua maestosità, con il Castello e il Palazzo regio, sul rilievo collinare, a sinistra del fiume Moldava. Il complesso castellano include anche la neo-gotica Cattedrale di S. Vito, caratteristica con il suo sfolgorante portale d'oro e voluta dal sovrano Venceslao I (925). Al suo interno, la magnificenza e la vividezza delle arcate, la ricchezza coloristica delle vetrate e il silenzio ieratico, permettono di rivivere la solennità che accompagnava le fastose cerimonie di incoronazione dei sovrani. Continuando lungo i vicoletti del quartiere, verso sud, entriamo a Malá Strana, la “Città Piccola”, che, con il suo manto di tegole rosse, i ridenti giardini e le stradine lastricate, crea un'atmosfera calda di serenità, dove è possibile passeggiare tranquillamente. Il quartiere, col tempo, ha assunto l'odierno aspetto rinascimentale e barocco: soprattutto con la Cattedrale di S. Nicola. All'interno della chiesa, immerso nella plasticità e il candore della struttura, l'organo sembra ancora vibrare sotto le mani di Mozart. Al di là del fiume, sulla sponda opposta, si trova la “Città Vecchia” (Staré Mesto), dominata dalla prestigiosa piazza omonima (sede del Municipio). Questo è uno dei principali punti di aggregazione dei turisti che accorrono ogni ora per ammirare l’Orologio Astronomico. Il meccanismo rinascimentale, tra lo stupore, gli scatti, i flash e il brusio della gente che si accalca ai suoi piedi, mette in movimento il “Corteo degli Apostoli”: dall'alto, da due finestrelle, le statuette dei Dodici si inchinano davanti a centinaia di turisti col naso all'insù e dagli occhi colmi di stupore. L'orologio, uno dei primi in Europa, che fece di Praga un'importante capitale della scienza, attrae fotografi di ogni età per l'esattezza delle sue informazioni astronomiche e per la particolare rifinitura delle icone dorate. Carlo IV (raffigurato anche nelle banconote da cento Corone) è il personaggio più ricordato qui a Praga. Con lui la città è divenuta capitale del Sacro Romano Impero e capitale artistica dell'Occidente. Persino Francesco Petrarca ne fu ospite. L'imperatore commissionò la costruzione del quartiere Nové Mesto (“Città Nuova”) e dell'Università. Il suo nome resta soprattutto legato all’omonimo ponte. Struttura architettonica che fa rivivere un tuffo nel medioevo, il ponte attira i passanti con le imponenti ed espressive statue di santi divenendo l’anima rumorosa e creativa della città. E quando il sole tramonta il paesaggio diventa unico: alle spalle del verde cupolone di San Nicola, l'atmosfera diventa romantica per la luce rossastra che balugina sulla Moldava. E’ all’alba comunque che il ponte dà il meglio di sé. Una passeggiata senza un’anima in giro è una esperienza indimenticabile. Il silenzio restituisce il mormorio del fiume, la Vltava, e diventano vive le note della “melodia ondeggiante” del poema sifonico di Smetana. La Praga multiculturale si spiega soprattutto con la sua permanenza nell'area di influenza tedesca, ma anche per la storica presenza della popolazione ebraica, da sempre vincolata nel quartiere di Josefov, nella Città Antica. Il Vecchio Cimitero ci appare, con le sue lapidi affastellate, un luogo di memoria e di mistero. Durante il XX secolo, Praga divenne capitale di ideologie democratiche riuscendo a sottrarsi al “tallone di ferro” del regime comunista. Lungo e sofferto fu il cammino verso la nuova democrazia nel cui percorso il gesto di Jan Palach sconvolse il mondo: lo studente davanti ai carri armati sovietici decise di porre fine alla sua vita, tra i volti sbigottiti dei suoi connazionali. Oggi, sotto le scalinate del Museo Nazionale, in piazza Venceslao, dove finisce il floreale viale in pendenza, un piccolo monumento ricorda la sua morte. Quella croce impressa nelle piastrelle, ancora annerite dal fumo, dove cadde Jan estenuato dalle fiamme, ferma o accelera i battiti dei cuori di mille “giovani” di tutte le età che, in religiosa attenzione, rendono omaggio ad un gesto disperato, inizio della libera autodeterminazione di una nazione. Il centro storico di Praga è stato incluso nel 1992 nella lista dei patrimoni dell’Umanità Unesco e ogni anno la visitano oltre 6 milioni di turisti. (Francesco Averna)