L’ex BIRMANIA è diventata il MYANMAR che vuol dire primi abitanti del mondo. In Birmania vivono più di 55 milioni di persone.
Molti secoli fa dalla Cambogia vennero i Mon ancor prima di avere contatti con la cultura cinese, dal Gansu in Tibet nel I/II secolo d.C. scesero al sud i Pyu seguendo il corso del fiume Irrawaddy. Queste sono le origini dei Birmani. Dopo aver ottenuto l'indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1948, la Birmania era stata governata democraticamente finché con un colpo di stato nel 1962 si é affermata la dittatura militare in vigore ancor oggi. Triste é parlare di Myanmar di questi tempi in cui la leader Aung San Su Kyi vincitrice di due turni di elezioni, é stata nuovamente arrestata ed è sparita proprio quando la popolazione del paese riponeva in lei tutte le speranze per un cambiamento pacifico. Quando a causa della persecuzione dei roinjha ( musulmani del nord) si riteneva che fosse stato un azzardo darle il premio Nobel per la pace, si scoprì che la leader San Su Kyi combatteva una dura lotta personale per sopravvivere alla corrotta giunta militare. San Su Kyi si era trasferita nella nuova capitale dove fu arrestata il 1 febbraio 2021.
Nel 2006 era sorta in gran segretezza a 600 km da Yangon (Rangoon), Naypyidaw (dimora dei re). A cose fatte vi furono trasferiti in modo coatto i ministeri, le rappresentanze diplomatiche, circa 900 mila funzionari che hanno lasciato le famiglie a Yangon. La nuova città dall’urbanistica severa si trova nelle foreste del nord-est al centro del paese in posizione strategica per tenere sotto controllo le etnie separatiste degli Shan e dei Karen in lotta contro il governo dei militari. La città é una “caserma” di palazzi tutti uguali, senza strutture civili perché la vita della gente comune non conta. Nella costituzione del Paese il 25% dei posti statali sono riservati ai militari. L’inaugurazione della capitale fu decisa dagli astrologi applicando un rituale mistico scaramantico, in data 11/11 (2006) alle ore 11:00 al seguito di 1100 militari,11 battaglioni, si sono spostati 11 ministeri, i più importanti: la difesa e gli interni. Chi non accettava il trasferimento era licenziato e condannato a due anni di carcere. Nella città spettrale che va lentamente popolandosi s’aggirano tecnici russi, cinesi, indiani, che con i generali fissano i prezzi delle pietre preziose, dell’uranio, del gas naturale, tutte risorse sottratte al patrimonio del popolo birmano. Gira un detto: “le autorità amano solo tre colori, il rosso dei rubini, il verde della giada, il bianco dell’eroina”. La capitale si raggiunge su una autostrada a otto corsie, percorrerla é un tuffo nel nulla fino all’apparire della pagoda d’oro che domina l’ingresso: una scenografia hollywoodiana d’oriente. La Cina “protegge” la Birmania da lungo tempo sfruttandone le risorse e dando in cambio prodotti scadenti.
Dopo questa doverosa premessa visitiamo Yangon l’ex capitale abitata da più di 5 milioni di cittadini, ora impegnati nell’accanita lotta per la libertà e la democrazia. La città non é molto interessante nonostante alcune architetture coloniali britanniche che convivono con anonimi grattacieli; resta di eccezionale bellezza la pagoda Shwedagon un insieme di luccicanti edifici, che risale al VI secolo a.C.
L’accesso al complesso avviene da quattro scale (uno per ogni punto cardinale) dotate tutte di un corridoio-bazar, attrazione fatale per la particolarità dei prodotti, devozionali e non. Il luogo é quanto di più interessante si possa conoscere: si entra in un recinto elevato su una collinetta e si resta abbagliati dalla grande pagoda Shwedagon in cui dal 588 a.C. s’incastrano al suo interno una pagoda d’oro, una di stagno, una di rame, un’altra di piombo, una di marmo, una di ferro tutte racchiuse in una gigantesca pagoda di mattoni che ora “siede” placida nella sua imponenza dorata arricchita di pietre preziose (1317) e di brillanti grandi come sassi (forse esagero!) ma i diamanti incastonati sono ben 5440.
L’importanza di questo “tempio-stupa” ( reliquiario) é quella di custodire al suo interno ben otto peli della barba di Gautama Buddha, l’illuminato principe Sakyamuni, portate a Rangoon dai due figli di un mercante dopo aver incontrato Buddha in India. Niente di così diverso dall’adorazione di reliquie del nostro cristianesimo, se non la presenza di quattro giganteschi leoni a custodirla ed altri sparsi ovunque.
Sulle terrazze che circondano la Pagoda sorgono una gran quantità di piccoli reliquiari fitti come spogli alberi dorati di un bosco pietrificato arricchiti da un’incredibile quantità di campanelle che il vento fa risuonare nell’aria per tenere lontani i nat, demonietti d’origine pagana, guardati con rispetto dalla gente comune… non si sa mai! L’atmosfera sulle terrazze lastricate é solenne e popolare. Anche noi facciamo il giro attorno alla pagoda con i fedeli che poi vanno al loro tempietto di riferimento per pregare e isolarsi nell’intimo. Il via vai é costante, raccolto, gioioso. Tante statue del Buddha si sono accumulate nei secoli davanti ai templi insieme ai nat, alcune pacchiane che però nell’insieme non sfigurano, anzi. Si potrebbe passare un’intera giornata ad osservare i fedeli, il loro splendido abbigliamento, i volti da cui trapelano pensieri profondi, tristi, positivi, pieni di speranze, ma noi siamo turisti e dobbiamo continuare ad ammirare questo eccezionale paese.
Testi e foto di Gabriella Pittari - Fine prima parte -continua