Shikoku, perché sono tornato per la seconda volta in quest’isola? Il primo viaggio nel 2016 mi sembrava incompleto, parzialmente vissuto.
Ero partito, la prima volta, principalmente con l’obiettivo religioso legato al buddismo. Ero ritornato invece per la seconda volta per la grande ammirazione verso i giapponesi ed in particolare per gli abitanti di Shikoku, per l’amore col quale accolgono ed accompagnano i pellegrini. Mi sentivo in colpa per non averli ringraziati a sufficienza. Nello stesso anno avevo fatto anche il cammino di Santiago e parlato di questa esperienza con il pellegrino Agostino che mi invitava a ricercare il senso della vita nelle persone. La crisi di astinenza di sorrisi e gentilezza mi ha spinto a ripeterlo, questa volta puntando sulle persone.
Il viaggio, le persone.
Iniziato il viaggio con partenza anticipata di un mese, quello che sembrava un errore, si dimostrò nel periodo di marzo ed aprile provvidenziale. E’ stato un cammino in un giardino lungo 1200 Km, accompagnato per tutto il viaggio dai fiori e profumi di ciliegi, camelie, magnolie, narcisi, fresie. Mai avevo apprezzato tanta bellezza della natura in precedenti viaggi. Avevo portato dall’Italia due piccoli regali ed una lettera in varie lingue per spiegare il mio sentimento di gratitudine per la generosità con la quale sapevo di essere accolto. La prima persona alla quale donai il regalo è stato un taxista che ospita i pellegrini in una stanza sopra la stazione di taxi. Ha letto il testo, ma ha rifiutato il regalo. Ho dovuto insistere con la parola magica osettai per farglielo accettare. Lo vidi molto imbarazzato: per lui era più facile donare che ricevere. Credo che nel mondo buddista donare con aspettativa di ricevere una ricompensa, sia una colpa. Il secondo regalo è stato per la famiglia proprietaria di un negozio di frutta che mi ha ospitato per la notte. L’incontro è avvenuto nel negozio, che diventò più tardi la mia camera da letto. La signora mi ha abbracciato e accettato il regalo ricambiando porgendomi un cestino di fragole.
Il terzo regalo, che avevo fatto confezionare in un tempio, era destinato per la signora Hagyu-an. Si trattava di una piccola statua di Budda con una dedica fatta scrivere da un monaco. Avendo spiegato al monaco che la signora destinataria del regalo offre ospitalità in stanze della propria casa–capanna a pellegrini con grande misericordia e generosità, il monaco scrisse su di un foglio il mio sentimento. Mi consegnò il suo biglietto da visita ed una lettera da consegnare alla signora: un drappo di stoffa con il logo del tempio per me.La signora molto anziana, minuta, era seduta su una sedia a rotelle. Per consegnarle il regalo ho dovuto inginocchiarmi. L’umile gesto fu per me un piacere. Lei lesse il testo e poi proferì delle parole che mi sembrarono di ringraziamento. Ci siamo strette le mani con molto calore. Con il traduttore dello smartphone provai a comunicargli che lei era “grande = importante” e generosa. Letta la traduzione sorrise lasciando capire che non aveva capire che non interpretava il senso correttamente. Fu solo con l’aiuto di un interprete che compresi l’equivoco. Infatti la parola grande = importante veniva tradotta come grande = grossa, e lei, esile e minuta, proprio non si riconosceva in questa descrizione. Il quarto regalo è stato per la signora Akiko, nipote di un letterato che offre tutta la sua abitazione ai pellegrini. Le chiavi della casa sono costudite nel vicino tempio. Il primo pellegrino che arriva e che chiede ospitalità determina il sesso di quel giorno: lei non ammette la promiscuità. Come per Hagyu-an ho acquistato un piccolo regalo in un tempio. Questa la mia scelta cadde su una tavoletta di legno con il logo del tempio sulla quale feci scrivere una frase di ringraziamento. L’operazione di acquisto del regalo nel negozio–souvenir del tempio è stata molto complicata. Gli impiegati non capivano il senso della mia richiesta. I pellegrini ringraziano chi li ospita con un biglietto con l’immagine di Kukai, il monaco che ha diffuso il buddismo a Shikoku, scrivendo sul retro i sentimenti. Io volevo dare un segno materiale più importante per una persona eccezionale. Ho dovuto spiegare più volte la richiesta e perché per me fosse importante quel regalo. Mi risposero che sarebbe costato l’equivalente di 5 euro. Ribadii che andava benissimo. Si consultarono fra loro e conclusero che mi avrebbero regalato la tavoletta. Comunicai loro che il regalo era mio e quindi era giusto che fossi io a pagare: accettarono. Qualche ora dopo, in cammino, ho fatto una pausa in un bar. Si è avvicinata una signora e mi ha dato l’equivalente di 5 euro dicendomi osettai. Ho dato il regalo alla signora ed ho espresso verbalmente i miei sentimenti. La signora si è commossa per il regalo, per la scritta e per le mie parole. Si è trattenuta, ma non è riuscita a bloccare alcune lacrime. Seguì un abbraccio spontaneo.
Il quinto regalo era per la signora che mi aveva accolto con molto amore nella guesthouse che gestiva. La mattina mi aveva fatto trovare biglietti scritti in italiano, una scritta in particolare che mi invitava alla prudenza nel viaggio. Ci eravamo abbracciati e poi lungamente salutati. Per lei avevo scelto la tavoletta di cartone contenente la figura allegata alla mail con sul retro una mia frase di ringraziamento. Ho spiegato al monaco il perché dell’acquisto e cosa scrivere. Anche in questo caso mi ha detto che non voleva soldi. Poi abbiamo trovato una mediazione: una tavoletta regalo per me ed una a pagamento per la signora. Ho scelto casualmente questo carattere–simbolo tra diverse tavolette il cui significato recita: che tu possa avere una vita lunga e gioiosa. Purtroppo il regalo per la più bella persona incontrata nel 2016 non ho potuto consegnarlo. Nella guesthouse infatti ho trovato un’altra persona a sostituirla. La signora attualmente lavora in un’altra prefettura. Ho pregato di farglielo avere. Ritorno in Italia con una considerazione: avevo avanzato perplessità sul viaggio in Giappone perché avevo considerato solo l’aspetto “storico–artistico-monumentale”, mi ritrovo con una pace nell’anima dovuta all’esperienza positiva per i diversi rapporti umani intercettati lungo il mio cammino. (testi di Francesco Galli)