Guilin, irreale
se non fosse segnato sulla carta geografica
Guilin è un paese che sarebbe irreale se non fosse segnato sulla carta geografica. La sua origine è molto antica, risale a 12 milioni di anni fa
quando era un magnifico fondale marino. Navigando sulle acque del fiume Li Po cogliamo le conversazioni di alcuni animali. I bufali raccontano: “In questo puntino segnato sulle mappe della Cina vivono laboriosi uomini che coltivano riso, il loro lavoro non avrebbe fine se non ci fossimo noi poveri e pazienti bufali ad aiutarli, tutto il giorno su e giù nei terreni allagati, loro guidano l’aratro ma siamo noi a tirare. Siamo grossi e forti, ma proprio per questo il caldo ci uccide. Per fortuna l’acqua che qui abbonda ci da sollievo e noi sguazziamo mentre loro finalmente si riposano. Solo allora possiamo alzare gli occhi per vedere dove ci troviamo. Certo la nostra è una vita da bufali, però ci conforta vivere in un luogo così speciale, voi forse non potete immaginare la bellezza di questa natura, perché solo vedendola la si può apprezzare pienamente. Quando dopo aver rivoltato le zolle tocca a loro lavorare infilando le tenere piante del riso nella terra così da creare un magnifico manto trapuntato di verde. Il bizzarro paesaggio si riflette nelle risaie e noi l’ammiriamo immersi nelle fresche acque guardando le meraviglie del creato e ci consoliamo della nostra faticosa esistenza”. I bufali non sono soli, tra loro vivono tanti altri animali che hanno una sorte ben peggiore. Seguiamo il resto della conversazione, dice uno: “un giorno ero lì nell’acqua quando vedo scorrere una bicicletta carica di anatre, tutte con la testa in giù, poverette! Si lamentavano, io urlo loro un saluto di consolazione e loro di rimando: “beato te che non vai a morire giovane come noi.”
Tra le anatre la più vivace, la più amante della vita, guarda il bufalo e anche se la testa le gira cerca di distrarsi, mentre il suo padrone pedala lungo l’argine. Lei, figlia della fantasia, riesce ad ammirare quel paesaggio di rocce aguzze ammorbidite dal manto della vegetazione di un verde sfacciato, stemperato dai boschi di bambù che lanciano verso il cielo le loro canne specchiandosi nell’acqua. Le anatre non destinate alla morte, di notte hanno un po’di riposo: padroni del fiume diventano i cormorani. Anche loro si lamentano. I loro padroni lanciano ordini e li premiano con miseri pesciolini, quando loro sono costretti a pescare ben altri pesci.
Ci raccontano: “i padroni ci legano il collo con una cordicella costringendoci così a portare sulla zattera quei pesci che altrimenti ci soffocherebbero. Per questo a noi, superbi volatili dei fiumi e dei mari, nere aquile delle acque, non resta che aprire il becco e farci estrarre il pesce. Per fortuna ci divertiamo a pescare alla luce delle lampare guizzando nell’acqua ricca di trasparenze. Di giorno riposiamo appollaiati in cima a quelle splendide zattere di grosse canne di bambù, leggermente sollevate all’estremità dove i pescatori, si fa per dire, pongono le ceste dove raccolgono i pesci pescati da noi. I turisti ci fotografano, chissà perché? Noi ci limitiamo a salutare i bufali che passano lungo la riva.” E ancora i cormorani: “Questa pace e questa serenità a fior d’acqua ci fa sopportare la pesca notturna con la gola legata, per questo non voliamo più, le nostre ali si sono atrofizzate e noi accettiamo il nostro destino affascinati dalla bellezza di questo luogo incantato”. Ammiriamo insieme agli uomini la montagna del Dragone, la collina della Fenice, la giada splendente. Questi sono i nomi che solo i poeti cinesi hanno saputo dare ai loro paesaggi.
Tra i volatili ci sono anche papere e anatre di diverse razze dai vivaci colori che scorrono sull’acqua giocando con i loro piccoli, una vista tranquillizzante, un quadro vivo, assolutamente piacevole e di rara bellezza. Farfalle di diversi colori svolazzano da un fiore all’altro. Il battello scorre tra le curve del fiume dove si specchiano quelle incredibili rocce carsiche, cosìbizzarre, lungo le rive ciottolose bordate di boschetti di bambù abitati da branchi di gamberetti che giocano a rincorrersi tra un sasso e l’altro, dove si mimetizzano per non farsi catturare. I bambini dei villaggi si tuffano e giocano felici nell’acqua. Sul battello mentre noi ci lasciamo abbagliare da cotanta varietà, i cuochi ci preparano il pranzo con il pesce, le tartarughe d’acqua dolce, i gamberetti. Questa é la nostra realtà, certo ci dispiace, ma poi quando ci portano sul tavolo queste prelibatezze, mangiamo senza più sensi di colpa.
Tutti gli animali di Guilin decisero che era una gran fortuna vivere in un posto dove la natura così generosa offre un fiume di smeraldo, dove la terra rossa é ricca di nutrimento e fornisce agli uomini un buon riso, dove la realtà si confonde con la favola unendo uomini e animali nell’armonia dello yin-yang, il simbolo degli opposti che sono necessari l’un l’altro, come l’uomo e la donna. (Testo e foto di Gabriella Pittari)