Gli argentini discendono dalle navi (detto argentino) gli abitanti di Buenos Aires si chiamano porteños.
”Mandarono a cercare una guardia e poiché suo padre era tedesco, la madre francese, i nonni: uno portoghese e l’altro siriano, le nonne una portoghese e l’altra polacca, il mio carceriere era un perfetto argentino” Albert Londres “Buenos Aires, le strade del vizio”
Chi va a Buenos Aires pensa di visitare una città gioiosa, a me invece é sembrato che su tutta la città si sia steso un velo di tristezza. Guido Piovene diceva: “B.A. si concretizza come un luogo frizzante non solo per l’aria buona ma per la vita vivace dei suoi cittadini”, lui però morì prima della “sporca guerra”. Quando nel 1880 Buenos Aires fu dichiarata capitale della Repubblica Argentina per rinnovarla iniziarono a demolire edifici e quartieri: si costruirono i palazzi, ricchi d’influenze architettoniche francesi e italiane, della borghesia Belle epoque argentina, ariosi viali alberati attraversarono la città in tutte le direzioni, affiancati da giacarande con i loro grappoli di fiori lilla a diffondere un leggero profumo inebriante e i ceibo (l’albero nazionale) dai fiori purpurei abitati da molti uccelli. Sembra che B.A. sia la città con il maggior numero di uccelli liberi al mondo, con le sue 274 specie.
Lungo la Diagonal Norte si affacciano palazzi di cemento alti dieci piani datati anni ’20 del XX secolo, all’intersezione con l’avenida 9 de Julio si staglia in alto nel cielo l’Obelisco de Buenos Aires.
Plaza de Mayo prese il nome dal mese in cui iniziò la guerra d’indipendenza dalla Spagna nel 1810 ricordata con la Piramide di Mayo, l’obelisco diventato il centro delle proteste delle madri di Plaza de Mayo contro l’ultima dittatura militare. Sul selciato sono disegnati i fazzoletti bianchi che indossavano le madri dei desaparesidos, quelle madri ora nonne, che hanno voluto ad ogni costo sapere che fine avessero fatto i loro figli anche nella speranza di ritrovare i loro nipoti.
Dal centro della piazza inizia l’avenida de Mayo con i marciapiedi ombreggiati da platani, la via collega la Casa Rosada al Congresso National, in una delle più belle piazze di B.A. La famosa Casa Rosada é il palazzo presidenziale sede di tanti avvenimenti storici fondamentali per la Nazione. Il suo colore tramanda il colore tradizionale delle tipiche case contadine di adobe in cui i contadini mischiavano il sangue di bue ai mattoni di fango. Tra Rivadavia e San Martín si alza la Cattedrale Metropolitana bianca con 12 colonne in facciata, più un tempio che una chiesa; al suo interno si conservano le spoglie del generale Libertador Jose de San Martín vegliato da due granatieri a cavallo.
Al Café Tortoni tra lampadari datati 1858 si può gustare seduti ai tavolini, in compagnia di Gardel e di Borges resuscitati come manichini, il dulce de leche, (il dolce nazionale), scegliendo il tango o la letteratura. Uno dei quartieri più popolosi dall’atmosfera bohémien é San Telmo ricco di murales dove ogni domenica si svolge un fantastico mercato attivo dal 1897.
Il quartiere Palermo é per eccellenza quello del grande poeta Jose Luis Borges. E’ un quartiere eclettico, centro della moda dove si trova la più alta concentrazione di psicanalisti al mondo. Nell'innovativo Museo d'Arte MALBA sono esposti i capolavori di artisti latino-americani contemporanei. Nel Barrio Norte si vive un’atmosfera intellettuale tra musei, gallerie d’arte e raffinate librerie.
Al cimitero la Recoleta é sepolta Eva Duarte (Evita), una figura contraddittoria tra le più affascinanti persone della storia Argentina. Molti stranieri ma soprattutto argentini fanno visita alla statua del geniale cantante di tango Gardel e gli mettono una sigaretta accesa tra le dita o un garofano rosso. Diversi monumenti del cimitero sono decò. Impossibile non andare alla libreria El Ateneo Grand Splendid, un ex teatro diventata riferimento intellettuale per tutto il mondo.
Dice Rino Genovese: Questa città letteraria è terribile con i cieli di smalto e la coscienza popolata di morti.
Presto la seconda parte.