Nazca,Perù

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Nazca, Perù

dove il tempo è un’invenzione disumana

Molto prima che se ne parlasse in film indimenticabili, quali Solaris di Tarkovskij, Guerre stellari di Lucas, gli extra terrestri erano già atterrati sulla terra, precisamente in Perù a Nazca.

aforismidiviaggio nazca 1Questa nostra ultima cartolina perciò non giunge solo dal Perù, ma dall’Universo, dal cielo: non è poca cosa! Per arrivare a Nazca da Arequipa s’attraversa una zona d’eruzione vulcanica, quella del vulcano Chachani che ha lasciato nel corso di due milioni e 800 mila anni un’artistica tavolozza di neri e rossi stratificati che i locali chiamano “nuvole bruciate”. Come s’avvicina Quilca, sull’Oceano, la temperatura si alza, l’aria diventa rovente, l’astrazione della terra si riflette in cielo dove le nuvole si spostano ad una velocità impressionante, creando quadri sempre diversi che si combinano con la materialità della terra. Poche anime percorrono questa strada che ci tiene inchiodati al paesaggio e ci fa pensare che non ci sia vita umana, anche se noi l’aspettiamo con curiosità. Quilca è un bel paesino di pescatori tra i calanchi delle colate vulcaniche. Di nuovo la strada tra mare e rocce, sembra infinita, ma ci si sbaglia, la vita è esistita, ce n’é traccia nel grande cimitero preincaico di Ocona, una distesa di teschi e ossa disseminati tra cumuli di sabbia grigia, una macabra città di morti. Qui sono state rinvenute molte mummie, per un lungo periodo abbandonate al vento e al sole; nella sabbia si possono trovare brandelli di tessuti antichi, d’epoca incaica, una produzione quasi sacra per la sua specificità e bellezza. Siamo nella zona della cultura di Paracas che risale al 300 a.C. insieme a quella di Nazca iniziata nel 200 d.C. La necropoli di Nazca risale all’800 a.C. Ora la caretera segue la valle del fiume Ocona, si supera un piccolo passo, in basso sul letto del fiume brilla il verde delle coltivazioni di riso, il migliore del Perù, che fa sembrare il cielo meno fosco. Finalmente il paesino di Atico spezza quella solitudine cheaforismidiviaggio nazca 3 sembrava abbandono, nella dissolvenza, un miraggio: una scolaresca attraversa la caretera e con i suoi vivaci vocii ci riporta alla vita reale. E’ stato un attimo, poi ci si rituffa tra rocce contorte come se il vento e l’acqua avessero voluto tormentare una materia così dura per piegarla al loro volere. Ora che le formazioni contorte sono rimaste alle spalle, ci si rituffa in una distesa questa volta sabbiosa, all’Antonioni del film Zabriskie Point, e rivedo i due amanti che scivolano abbracciati in una morsa quasi fatale nella calda e morbida sabbia, in una natura ostile piena di oggetti del desiderio, ormai inutilizzabili. Sul lato del mare la spuma bianca, fa pensare a due innamorati che questa volta scivolano nelle spumeggianti acque del mare per uscire dalle acque, purificati come dei. Le spiagge dall’alto sono punteggiate d’uccelli; gabbiani in maggior parte, ma anche pellicani, qualche cormorano. Nell’alto del cielo si aggirano minacciosi rapaci, i gallinazi. Nella zona tra Quette e Chincha gli spagnoli avevano portato schiavi africani per farli lavorare nelle miniere, ma non sopportarono quel clima. Ne morirono così tanti che alla fine i padroni si decisero ad adibirli ad altri lavori. I sopravvissuti, trasferiti nella zona di Quette sulla costa, da allora lavorarono nelle coltivazione di cotone. S’arriva a Ica, fondata nel 1563, la capitale vinicola del Perù. Quando finì la costruzione della ferrovia, uscì da un isolamento atavico dovuto alla quantità di dune che ne ostruivano l’accesso dall’entroterra. Grazie al suo isolamento, ad Ica si sono conservati molti reperti archeologici risalenti dal 7000 al 200 a.C. fino al periodo incaico. I huanqueros, i tombaroli, scavano nel cimitero di Ica, ora che è accessibile, e vendono i reperti ai musei locali. Nel 1983 avevo conosciuto a Nazca la più importante studiosa delle linee di Nazca, Maria Rieche, ottantunenne, che aveva tenuto una conferenza su quell’incredibile sito astrologico, visibile solo a “volo”, perché i famosi disegni di Nazca si possono capire solo se visti dall’aereo. Così al mattino presto, andiamo al piccolo aeroporto dove aforismidiviaggio nazca 4c’imbarchiamo a quattro alla volta per sorvolare quel misterioso campionario di disegni incisi nel terreno desertico e secco che costituiscono per gli scienziati un gigantesco calendario astronomico. Nonostante siano passati molti secoli e diversi studiosi si siano applicati per capire il significato di quei disegni ingigantiti, non sono arrivati ad una spiegazione definitiva, forse era un calendario che li univa agli antenati. Le linee di Nazca testimoniano l’esistenza di una civiltà superiore che ha tracciato nella pampa la bellezza di 13.000 linee e 800 disegni di animali stilizzati, conosciuti, che secondo Maria Rieche erano opera di tecnici o ingegneri specializzati in quest’arte. I geoglifi ci presentano: la balena, il pappagallo, il condor, un magnifico colibrì, una iguana o forse una lucertola di 180 m, e un ragno senza tela che misura 45 metri. Per la studiosa, la scimmia potrebbe identificarsi con l’Orsa Maggiore, il delfino e il ragno con la costellazione di Orione e così via. Gli studiosi hanno identificato i geoglifi uguali nello stile a quelli delle ceramiche di Nazca, permettendone l’attribuzione a questa civiltà. Le linee che rigano una zona, più vicina alle montagne, sembrano le tracce d’astronavi scese sulla terra; del resto a suffragare questa suggestiva, ma improbabile teoria, resta inciso nel terreno un uomo che sembra un astronauta. Teoria elaborata nell’avvincente spiegazione in chiave extraterrestre di Peter Kolosimo nel suo libro “Non è terrestre”. La visione di questo territorio è fantascientifica, sembra di essere avviati verso un mondo dove il tempo è un’invenzione disumana.

   (Gabriella Pittari)

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