Marrakech
bella, ospitale ricca di contrasti.
A Casablanca, metropoli gigantesca, a metà tra Napoli e Bordeaux, abbiamo solo il tempo di prendere il treno per Marrakech. Ed ecco la conferma di quanto sospettavamo: il Marocco è ben diverso dall’Italia. Ad esempio, le stazioni sono edifici moderni, puliti e ordinati. Per accedere ai binari bisogna mostrare i biglietti. I treni, poi, sono in orario!
Dopo un viaggio di circa tre ore verso l’interno, eccoci a Marrakech. Usciti dalla bella stazione comincia il contatto con una realtà alla quale non siamo abituati: la contrattazione estenuante con i taxisti. Paola, la nostra guida, che ormai è quasi una marocchina, riesce a spuntare una cifra che lei considera ancora esosa e che a me sembra da strozzini. Dobbiamo metterci in due pétit taxi perché siamo in cinque. Il mio taxista deve aver preso la patente a Napoli. Percorre a velocità folle la distanza tra la stazione e l’ingresso al centro storico, facendo lo slalom tra auto, motorini, asini e…biciclette!. La piazza Jāmi’el-Fnā, in realtà, è un enorme spiazzo brulicante di vita dal mattino presto fino a notte fonda. Vi si alternano bancarelle di frutta, secca e fresca, in cui ogni singolo frutto è ordinato ossessivamente a formare linee perfette e quadri multicolori, banchetti di venditori di ogni cosa, banchetti di incantatori di serpenti ed accalappiatori di turisti da fotografare con i rettili al collo, saltimbanchi e innumerevoli carrozze trainate da cavalli.
Il tutto in condizioni igieniche ben lontane dai nostri standards. La sera si assiste ad un tacito turn over: se ne vanno le carrozze e gran parte degli operatori di strada. A prendere possesso della piazza è una miriade di chioschi alimentari, dai quali si alzano fumi grassi e odorosi e ai quali si rivolgono migliaia di persone. Ma è comune trovare anche donne accovacciate per terra che espongono dolci da loro confezionati, sempre in difformità alle norme UE. Lascia allibiti il contesto in cui tutto questo è immerso. La piazza è attraversata da un traffico bestiale, peggio di quello - per capirci - creato dall’assessore della mia città. Voi camminate tranquilli pensando di essere in una zona pedonale ma venite subito messi in allerta dallo strombazzamento dei clacson di motorini e motoroni, dagli scampanellii delle biciclette e dallo zoccolìo di cavalli e asini. Sì, perché è facile vedere carretti di ogni foggia trainati da simili equini poco istruiti. Vi illudete che mettendovi a destra potrete essere al sicuro? E cosa è destra e sinistra e centro? La confusione regna sovrana, sembra d’essere nel Parlamento italiano. E quando andate a visitare (con la guida) il dedalo inestricabile della coloratissima, avvolgente e incasinatissima Medina (la città antica), scoprirete che anche là, in mezzo ad una folla che si accalca come all’uscita da messa, sarete alla mercé, oltre che degli assatanati commercianti, di asini, biciclette e motorini. Insomma, avete capito, la visita a Marrakech sarà molto interessante, ma poco rilassante. Il Marocco, in verità, stupisce per la sua bellezza e per i suoi grandi contrasti: ricchezza/povertà, pulizia/sporcizia, arretratezza/progresso, convivono con estrema naturalezza. Le biciclette di Marrakech sono un’autentica sorpresa: onnipresenti, moderne o antiche, attrezzate per portare pesi enormi e ogni tipo di mercanzia, guidate da ragazze in pantaloni o da tradizionalisti in tonaca e papalina e, per finire, da una schiera di poliziotti locali scattanti e agili nella confusione. La loro numerosità è quasi pari a quella dei puzzolenti motorini e motoroni che appestano l’aria della città. Non so come se la cavino con i furti, ma un bel parcheggio, che occupa tutto un ampio marciapiede (obbligando i pedoni a scendere in strada), custodito e circondato da filo spinato, suggerisce un livello di sicurezza superiore a quello medio italiano. Piste ciclabili? Per favore, non esageriamo! In compenso a Marrakech esiste un grande parco cittadino dove, oltre alla connessione wi-fi, è possibile connettersi gratuitamente ad Internet tramite schermi touch-screen murati nelle pareti di vari chioschi, disseminati lungo i vialetti. E scusate se è poco. Infine, va detto che il Marocco è anche molto altro: grandi palazzi califfali decorati all’inverosimile, madrasse (scuole coraniche) organizzate come moderni collegi, moschee vecchie e nuove, mura, giardini. Non so se convenga andarci in bicicletta - qualcuno lo fa - ma una visita accurata, se non l’avete già fatta, vi darà grande soddisfazione e una calda ospitalità.