Round the World on a Wheel

copertina volume Round the WorldRound the World on a Wheel

20.000 miglia in Safety Bicycle

di John Foster Fraser

 

Noi tre salimmo in sella alle biciclette e salutammo con un gesto coloro che ci lasciavamo alle spalle. Le nostre ruote erano buone, robuste e pitturate di nero. Ai telai avevamo fissato le sacche di cuoio con i pezzi di ricambio, sopra le ruote posteriori avevamo sistemato un portapacchi al quale avevamo assicurato delle borse con il cambio di biancheria. Indossavamo indumenti di lana marrone che il sarto ci aveva garantito sarebbero durati per sempre. Ciascuno portava un grosso elmetto a forma di campana. Ci avevano detto che eravamo imprudenti, sciocchi e matti e che stavamo correndo incontro alla morte. Non ci avevamo creduto”.

Era il 1899 quando John Foster Fraser iniziò con due amici il suo “Round the world on a wheel” e scrisse il suo diario di viaggio. La loro wheel era una Safety Bicycle, un tipo di bicicletta molto popolare agli inizio del 1880. che aveva soppiantato la Penny Farthing (quella con la ruota grande). Percorsero quasi 20.000 miglia in 26 mesi. Attraversarono tre continenti visitando 17 Paesi. Un record per l'epoca. Sono cambiate le linee delle biciclette sono cambiati i materiali di costruzione, il maccadam di allora è sostituito dall'asfalto o dal biostrasse di oggi, gli indumenti e materiali oggi sono più leggeri, ma la motivazione del viaggio in bicicletta non è mutato. Andare incontro al nuovo, scoprire anche il vecchio con l' entusiasmo infantile: perché è così che ci trasforma la bicicletta. Bambini che non si stancano di giocare, che non vorrebbero mai tornare a casa, perché quello che stanno vivendo riempie così tanto mente e corpo da far dimenticare loro impegni e affetti.

Il turismo in bicicletta oggi è diventato più facile forse, ma resta ancorato alla necessità del confronto con se stessi, in antagonismo con un turismo che corre, che spende ma non vede. “Le persone vanno su e giù per il mondo senza quasi ricordare che posseggono un corpo e in esso la vita” (Pablo Neruda): Il ciclo viaggiatore, cicloturista per passione, non è così. I tre epici del libro sopracitato, male attrezzati e forse impreparati hanno così voluto rivaleggiare con i mezzi di allora quando la principale rivale della bicicletta non era l'auto, ma il cavallo e l' Orient Express che rappresentavano l'alta velocità del trasporto. Anche l'alloggio è cambiato. Nella forma. Ma, ieri come oggi, dopo le fatiche di una giornata in bicicletta, sostare in ostelli e hotels  comodi e confortevoli rinvigorisce fisico e spirito. Il tempo non ha cambiato il concetto stesso di ospitalità come condivisione di uno spazio, e ancor di più, di un’esperienza. Poco conta che si trattasse un tempo di una locanda o un rifugio lungo la strada per viandanti o pellegrini ed oggi di ostelli od hotel...Ieri come oggi, per dirla alla KerouacDobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati. Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare!”

penny farthing                      Safety bike                                  IL LIBRO