PedalAnde, di Beatrice Filippini

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Dopo tanto viaggiare c’è modo di ritrovare la fiducia nella vita?  Capire come riuscire a dare importanza al proprio vivere seguendo i profondi intimi istinti? E come riuscire in questo,

 

 

restando percettivi verso il creato, pedalando con rispetto, determinazione, passione e immaginazione? E trovare nell’itinerario la soluzione a tutto, compresa l’accettazione dell’imprevisto?

 Sono le domande a cui Beatrice Filippini dà risposta al termine del suo viaggio in bicicletta lungo litinerario Andino dalla Colombia al finis terrae cileno. Non facile trovare un compromesso con se stessa al termine di un tragitto pieno di incognite, realtà non immaginate, incontri ravvicinati di ogni tipo, e pensare positivo. Ma la fermezza di carattere e la gioia di esprimere la positività verso l’incognito e l’incontro verso l’altro favorisce alla fine la sua splendida “conversione” supportata da modelli buoni e da pensieri positivi che l’hanno sempre sostenuta e protetta nelle difficoltà. A conferma che la scoperta dell’altrove e l’incontro con il diverso accompagna a sopportare il dolore delle difficoltà e una perdurante maggior carica di fiducia verso la vita. “Sono tornata riuscendo ad alleggerirmi da tanti preconcetti, iniziando a svuotare un po’ la mia tazza. Forse questa la cosa più importante per iniziare a dare un senso al viaggio della vita”.

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Un viaggio che trae inizio per soddisfare un sogno che si insinua nell’intimo, al quale è necessario dare una soluzione per attribuire continuità al proprio modo di pensare e di agire. Un sogno che lascerà “un segno indelebile” nella vita e che diventerà testimonianza dopo l’attuazione del desiderio onirico iniziale. Se l’autrice all’inizio sembra sottovalutare il pericolo, mano a mano che i chilometri sporcano la sua pieghevole Brompton e l’animo viene riempito di esperienze umane, l’infermiera di terapia intensiva di 27 anni Beatrice Filippini, diventa meno dubbiosa e più coraggiosa. Sono sussidio a questo suo cambiamento la rivelazione che le persone, nonostante difficili esperienze, sono “buone”. E se nei suoi appunti la descrizione del Ciaobici pedalande Beatrice filippini 1paesaggio passa in secondo piano anche quando scenograficamente le strade si inerpicano “su montagne dal cielo azzurro e nuvole di panna”, lei vive e migliora la sua apertura e verso le persone.  I pensieri si intersecano con la meditazione, il paesaggio risuona nella solitudine, e la nuova realtà che si affaccia apre le sorprese di queste terre lontane e remote. Irreali già solo a pensarle, queste terre diventano concrete e credibili dentro la tenda innalzata sotto una tettoia, o finalmente sopra un  divano accanto ad affetti che, non previsti, sono però tanto tangibili. Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Cile, Argentina, fine del mondo: dirlo o scriverlo questo itinerario sembra più facile di quello che poi diventa come descritto dall’autrice. Percorrere 11.000 chilometri, con una bicicletta pieghevole, in dieci mesi, con pendenze che raggiungono i 5.000 metri, appare e lo è stata, una esperienza incredibile. Amazzonia, La Cordigliera Blanca, Lima, il Deserto di Sale, Il Deserto, Patagonia, Terra del Fuoco sono nomi che costringono tutti ad una meditazione: “che ci faccio io qui”? Beatrice Filippini se l’è chiesto, come tanti altri lungo questo tormentato ma frequentatissimo itinerario Sud Americano e, se ognuno si è dato la sua risposta, quella di Beatrice sta scritta nelle 100 pagine del suo diario “PedalAnde, alla ricerca del vero sapore delle fragole”

Tutti i proventi delle vendite dei libri, al netto delle spese sostenute, saranno devoluti all’Associazione “La Gomena ODV” per la realizzazione di una casa di accoglienza a Kiev (Ucraina) aperta a tutti: bambini, handicappati, profughi, poveri e emarginati della città. L’obbiettivo è di raccogliere 400.000 €.

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