Polvere nelle scarpe, Silvia Mezeltin

copertina polvere nelle scarpe

Silvia Mezeltin, Polvere nelle scarpe

 

Patagonia: richiama sempre l’immaginario questo nome. Sopra le sue strade si sono impolverati, non solo le scarpe, viaggiatori di ogni tempo.

Chi si è innamorata della Patagonia è anche Silvia Mezeltin che l’ha percorsa per la prima volta ormai 40 anni fa. Di quel lungo viaggio scrisse insieme col marito Gino Buscaini tutte le sue esperienze nel  libro “Patagonia”.  Ma questo “Polvere nelle scarpe” è un altro libro. Non ci sono consigli di viaggio, né emozioni lungo il cammino. Qui ci sono gli incontri. Storie che nascono dall’esperienza diretta dell’autrice. “Ce n’è da camminare, due o più giorni a cavallo, per incontrare una qualche povera fattoria” (M. Rigosni Stern nella prefazione). Come non amare questi incontri, questi persone che confidano all’autrice le loro vite, o parti di esse. Per Silvia Mezeltin è facile, trasformarle, isolarle, innalzarle, sospenderle tra cielo e terra, perché, pur odorando di polvere non debbano essere inquinate. Il racconto diviene visione; figure immateriali si concretizzano nelle effervescenze delle acque cangianti di un ruscello, nel verde profumato di un rododendro, nella polvere ocra sollevata dal vento, nella misteriosa solitudine che fa perdere riferimento dei giorni. Storie che si legano, ad una ad una, come la catena di anelli di carta che segue in alto un aquilone, un filo conduttore di un romanzo senza trama, ma a più personaggi. Un non romanzo, dove si apprende che gli avvenimenti che accadono sono universali, pur presenti in luoghi considerati alla fine del mondo. Spessocopertina patagonia hanno il volto di una solitudine, a volte voluta, quasi sempre subita. I più custodiscono solo sconfitte e miserie. Ma, a chi sa ascoltare, regalano le loro storie. “Stefan Rabe, racconterà “ che mai e poi mai sarebbe voluto rimanere a vivere in quella umida desolazione grigioverde dove non si poteva neppure girare in bicicletta”. Eppure quella terra l’aveva talmente attratto da portarlo a scoprirla in bicicletta dalla Germania. “Uno strano incanto lo teneva come inchiodato sui travetti di una passerella guardando un bambino intento a pescare nell’acqua opaca della baia, che gli sorrideva”. Voci del paesaggio, dei suoi abitanti e di viaggiatori che descrivono e interpretano un luogo senza confini in continuo mutamento storico, sociale ed economico. Una lettura dal divano di casa, senza "polvere nelle scarpe".