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Lisbona, la città visibile (prima parte)

IMG 9136Se Italo Calvino nelle vesti di Marco Polo avesse descritto nel “Le Città Invisibili” una città fatta di quadrati e ripidi saliscendi di colline ricoperte di case, avremmo certamente riconosciuto Lisbona.

DSC00612Questa Lisbona architettonicamente caotica, ma facile da girare non esisteva ai tempi di Marco Polo ed é ancora diversa da quella “visibile” fino al 1755, l’anno del terribile terremoto che la devastò portandosi via anche gran parte dei suoi abitanti. La città ricca e vivace di commerci, patria di pescatori e naviganti-scopritori di nuovi mondi profumati di spezie, finì per immolarsi in un cataclisma simile ad una punizione divina. Non sappiamo bene come fosse la città perduta, ma sulle sue rovine risorse la Lisbona dalle piazze quadrate (simbolo della terra) un’ossessione militare, piazze d’armi per esercitazioni soldatesche. I palazzi del potere edificati sulla piazza Do Comercio sono lunghi come muri di caserme e chiudono su tre lati lo spazio con orizzonti rigidi diventati la fissazione dei discendenti di quei navigatori, che avevano fatto la ricchezza del Paese. Un arco al centro dei palazzi immette nel reticolato di vie della Baixa, l’unica zona pianificata, ricostruita dopo il terremoto.

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Dalla piazza Rossio, il centro della città bassa, inizia la via principale Avenida de Liberdade, una strada molto ampia, lunga e dritta. Ha marciapiedi disegnati con sanpietrini neri su bianco ed é affiancata da bei viali alberati: alcune splendide jacarande spargono al vento i loro profumati fiori viola azzurrati. Diverse statue di personaggi storici arricchiscono la passeggiata. L’avenida é l’unica strada a terminare su una vasta piazza tonda al cui centro un monumento eleva al cielo la statua del marchese de Pombal, lo statista che governò il Portogallo con il pugno di ferro tra il 1750 e il 1777 durante la ricostruzione dopo il terremoto. Per festeggiare il patrono della città sant’Antonio, (nato a Lisbona, morto a Padova il 13 giugno 1231) sfilano lungo l’avenida i rappresentanti dei diversi rioni cittadini in una notte magica tra abiti rossi, verdi e blu luccicanti d’oro. DSC00653

Numerosi gruppi di persone percorrono il viale danzando tra due ali di folla. Il barrio alto, la città vecchia, é collegato con l’ardito goticheggiante elevador de Santa Justa. Al Chiado fuori del sopravvissuto bar “A Brasileira” ci si può sedere sulla sedia di bronzo al lato del poeta Pessoa e bere un caffè con lui. Nel quartiere si vedono tante abitazioni “normali” sparse sulle colline, rese speciali da facciate spesso ricoperte di azulejos con finestre sottolineate da decorativi balconcini di ferro battuto. IMG 9176Gli azulejos sono diventati il tormentone artistico della città. Si tratta di piastrelle, quadrate naturalmente!, dipinte con figure in azzurro (azulejos), ma non solo, o con disegni geometrici o floreali: un rivestimento nato per pratiche esigenze igieniche e diventato una forma d’arte, la più caratteristica del Paese. Per vederne una spettacolare quantità bisogna visitare il monastero di Sao Vicente de Fora, ne vale la pena. Nel quartiere Alfama e non solo, le chiese, sfacciatamente bianche, s’assomigliano tutte nel loro stile barocco. Spicca nella sua pacata bellezza di pietra IMG 8730la Se, la cattedrale romanica. In tutta la città terrazze panoramiche offrono splendide viste di tetti rossi capaci di confondere in un insieme sorprendente piazze, case, e chiese dominati dall’alto dalle quadrangolari mura del castello merlato. Dopo aver conosciuto le strette stradine percorse dall’antico tram n.28 che arranca quasi toccando le facciate delle case, dalle quali si spande l’odore delle sardine, del baccalà, della cannella, del mango, della papaia. Ci si sente in oriente girando coi tuk-tuk, le motocarrozzine-taxi a tre ruote. Scendendo verso il porto si può mangiare nelle trattorie popolari e poi visitare il bianco palazzo bugnato ora la fondazione Saramago, lo scrittore premio nobel della letteratura del 1998. Di sera si va a sentire il fado nel barrio alto. Il fado che deriva dal latino fatum (destino) canta Lisbona, é una musica suonata con chitarre tipiche, ispirata al sentimento della saudade una poesia triste che racconta l’amore ma anche la malinconia e la nostalgia degli emigrati. E’ in questo lamento musicale che s’esprime il senso della storia di questa popolazione che ha assorbito la musicalità dei diversi apporti lusitani e africani che l’hanno modellata. (Foto e testi di Gabriella Pittari)

Lisbona classica e contemporanea (seconda parte)

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