La Transilvania - Romania, bella e misteriosa (prima parte)

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 Transilvania, bellezza e mistero

Scendendo verso Sighisoara le case più vecchie hanno cancellate artigianali di legno scure, massicce, artistiche.

aforismidiviaggio BarsanaI battenti sembrano lavorati al traforo, i bordi sono ornati di “corde” intagliate che girano attorno formando “legami” tali come per trattenere i cancelli nei cardini. La loro bellezza sembra avere nascosti significati scaramantici. Durante linverno quando il freddo e la neve costringono tutti in casa, i contadini coltivano la loro vena artistica intagliando il legno mentre le donne lavorano al telaio. I rumeni hanno un’acuta sensibilità musicale e creano stupendi flauti dal suono delicato come quello degli uccelli di cui sentono la mancanza durante i gelidi inverni quando restano isolati nei villaggi ovattati dalla neve. Le greggi di pecore pascolano seguite a vista dai pastori insieme ai loro cani così forti da affrontare i lupi. Semplici croci popolari s'alternano a complesse edicole di legno. Non ho finito di guardare un campo che le allegre villette con i pergolati e i pozzi sinseguono lungo il percorso. Davanti alle staccionate i contadini sulle panchine si riposano aspettando il tramonto parlando delle stesseaforismidiviaggio Transilvania cose di sempre, prima di entrare in casa per la cena. C’é molto da guardare ai lati delle strade: sui pali della luce le cicogne hanno fatto i nidi e in questo caldo luglio i piccoli si agitano nell’attesa delle madri. Nel grande nido accogliente é tutto un movimento di passeri che ne approfittano per inserirsi. Una quantità di rondoni alzano i loro garriti prima di acquietarsi per la notte. Stiamo entrando nel magico triangolo delle antiche città rumene Sighisoara-Brasov-Sibiu, il cuore storico della Transilvania. Attraversiamo i borghi fatti di una sola fila di case, molto diverse da quelle appena lasciate. Queste mi fanno pensare alle casette di legno danesi o tedesche raccolte in una retina, le vendevano tempo fa i negozi di giocattoli. Quelle piccole case di legno dai tetti rossi spioventi, con annessa chiesetta, stimolavano la creatività architettonica dei bambini che potevano comporre villaggi sempre nuovi semplicemente spostando le casette. Le case reali color pastello che incontriamo non sono scomponibili ma disposte lungo la strada, alcune hanno doppi tetti spioventi che rievocano quelle disegnate da A. Durer, la chiesa barocca o gotica alza il campanile alla fine del viale così da essere vista e “sentita” da tutti. Dietro le case ci sono gli orti con alberi da frutta, verdure e animali da cortile, tutto quello che può servire per allestire frugali pasti in famiglia.

aforismidiviaggio Sighisoara 2Sighisoara sorta nel XIII secolo diventò centro di artigianati e commerci di sassoni e ungheresi inviati dal re dUngheria come coloni a difesa dei confini. La leggenda racconta che durante il romanticismo giunsero qui i discendenti dei bambini di Hamelin, la città del pifferaio magico, stanziandosi sui Carpazi a metà selva (Tran-silvania). Sighisoara fu abbandonata nel XX secolo dai sassoni, ma non dagli ungheresi. Arroccata su un colle, chiusa dentro le mura dotate di torri e bastioni, é ora sotto la protezione dell’Unesco. La cittadella é un retaggio medievale da esplorare infilandosi nelle strette vie acciottolate per poi fermarsi sulla terrazza panoramica ad aspettare che il carillon della torre mostri le figurine che girano: pazienza se hanno smesso di farlo! I tetti del campanile della chiesa sono ricoperti di ceramica lucida. La piazza della torre dell’orologio é piena di gente, chi siede ai ristoranti o ai bar per godersi la vista dei bei palazzi rinascimentali e barocchi, chi entra nella casa gialla dove nel 1431 nacque Dracula, per vederlo alzarsi dalla tomba (solo per i turisti!), chi preferisce passeggiare. Mangiare in un ristorantino é un modo per prolungare il piacere della visita.

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Prima d’arrivare a Brasov c’imbattiamo in una di quelle chiese fortificate che sono il pezzo forte della Transilvania. La forma ovale di Prejmer, il suo colore bianco fa pensare a gusci d’uovo giganteschi, un’enorme faberge con la basilica come sorpresa. Sorte sulle vie dei cavalieri teutonici, queste fortezze rurali hanno al centro la salvifica chiesa dove i contadini si rifugiavano in caso di pericolo. I magazzini con scorte alimentari permettevano alla popolazione di resistere più a lungo a invasori come i mongoli. Entrando nel guscio sembra di violare un’intimità secolare. All’interno della fortificazione si disegnano le porte di legno delle celle e dei depositi, sottolineate dalle scale e dalle balconate che si stagliano sul bianco dello sfondo formando astrazioni moderniste. La chiesa è semplice, ma particolare per le finestrelle a quadrifoglio. Mi torna in mente ancora una volta il libro della Muller Il paese delle prugne verdi”: la sua amica-spia cercava nei prati i quadrifogli portafortuna come facevamo anche noi da bambini. Dentro la chiesa sull’ altare è degno di nota il trittico fiammingo con il Cristo in croce grondante gocce di sangue sulle teste della Madonna e di San Giovanni; dai piedi il sangue sgorga da enormi chiodi: il sangue come protagonista della vita tragica di un popolo. Questi altari venivano commissionati a famosi pittori in Patria. Mi sorprende l’esposizione dei tappeti orientali appesi alle panche, poi ho ricordato che la Transilvania si era arricchita anche con quel redditizio commercio. Il villaggio è abitato dagli uomini e dalle cicogne che qui nidificano sui camini delle belle case in una tranquillità condivisa da uccelli e abitanti. (Gabriella Pittari)

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